Fascicolo 162 - Alla festa dei Tabernacoli

   
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Il Libro di Urantia

Fascicolo 162

Alla festa dei Tabernacoli

162:0.1 (1788.1) QUANDO Gesù partì per Gerusalemme con i dieci apostoli, decise di passare per la Samaria, essendo quella la via più breve. Di conseguenza essi seguirono la riva orientale del lago e, per la via di Scitopoli, entrarono in Samaria. Al calar della notte Gesù mandò Filippo e Matteo in un villaggio situato sul versante orientale del Monte Gelboe per trovare un alloggio per il gruppo. Si dava il caso che gli abitanti di questo villaggio avessero forti pregiudizi contro gli Ebrei, ancora più forti della media dei Samaritani, e questi sentimenti erano esacerbati in questo particolare momento in cui molte persone si stavano recando alla festa dei Tabernacoli. Questa gente sapeva molto poco di Gesù, e rifiutò di alloggiarlo perché lui e i suoi compagni erano Ebrei. Quando Matteo e Filippo manifestarono la loro indignazione ed informarono questi Samaritani che stavano rifiutando l’ospitalità al Santo d’Israele, gli abitanti del villaggio infuriati li cacciarono fuori della piccola città con bastoni e pietre.

162:0.2 (1788.2) Dopo che Filippo e Matteo furono tornati dai loro compagni ed ebbero raccontato come erano stati cacciati dal villaggio, Giacomo e Giovanni andarono da Gesù e dissero: “Maestro, ti preghiamo di permetterci d’invitare il fuoco a scendere dal cielo per divorare questi insolenti ed impenitenti Samaritani.” Ma quando Gesù udì queste parole di vendetta, si rivolse verso i figli di Zebedeo e li rimproverò severamente: “Voi non conoscete quale genere di comportamento manifestate. La vendetta non è prevista nel regno dei cieli. Piuttosto che contestare, andiamo fino al piccolo villaggio vicino al guado del Giordano.” Così, a causa del loro pregiudizio settario, questi Samaritani si privarono dell’onore di dare ospitalità al Figlio Creatore di un universo.

162:0.3 (1788.3) Gesù e i dieci si fermarono per la notte nel villaggio vicino, presso il guado del Giordano. L’indomani mattina presto essi attraversarono il fiume e proseguirono verso Gerusalemme per la grande strada della riva orientale del Giordano, arrivando a Betania mercoledì sera tardi. Tommaso e Natanaele arrivarono venerdì, essendo stati attardati dai loro incontri con Rodano.

162:0.4 (1788.4) Gesù e i dodici rimasero nelle vicinanze di Gerusalemme sino alla fine del mese seguente (ottobre), circa quattro settimane e mezzo. Gesù stesso entrò in città soltanto poche volte, e queste brevi visite furono fatte durante i giorni della festa dei Tabernacoli. Egli passò gran parte del mese di ottobre a Betlemme con Abner e i suoi associati.

1. I pericoli della visita a Gerusalemme

162:1.1 (1788.5) Molto prima che fuggissero dalla Galilea, i discepoli di Gesù l’avevano supplicato di andare a Gerusalemme a proclamare il vangelo del regno, affinché il suo messaggio potesse avere il prestigio di essere stato predicato nel centro della cultura e del sapere ebraici; ma ora che egli era effettivamente venuto ad insegnare a Gerusalemme essi temevano per la sua vita. Sapendo che il Sinedrio aveva cercato di portare Gesù a Gerusalemme per giudicarlo, e ricordando le dichiarazioni recentemente ribadite dal Maestro che egli doveva essere messo a morte, gli apostoli erano rimasti letteralmente stupiti dalla sua improvvisa decisione di assistere alla festa dei Tabernacoli. A tutte le loro precedenti sollecitazioni di andare a Gerusalemme egli aveva risposto: “L’ora non è ancora giunta.” Ora, davanti alle loro timorose proteste, si limitò a rispondere: “Ma l’ora è giunta.”

162:1.2 (1789.1) Durante la festa dei Tabernacoli Gesù entrò coraggiosamente a Gerusalemme in parecchie occasioni ed insegnò pubblicamente nel tempio. Egli fece questo nonostante gli sforzi dei suoi apostoli per dissuaderlo. Sebbene essi l’avessero spinto a lungo a proclamare il suo messaggio a Gerusalemme, temevano ora di vederlo entrare in città in questo momento, sapendo benissimo che gli Scribi e i Farisei erano intenzionati a metterlo a morte.

162:1.3 (1789.2) L’audace apparizione di Gesù a Gerusalemme confuse più che mai i suoi seguaci. Molti dei suoi discepoli, ed anche Giuda Iscariota, l’apostolo, avevano osato pensare che Gesù era fuggito precipitosamente in Fenicia per paura dei dirigenti ebrei e di Erode Antipa. Essi non riuscivano a comprendere il significato degli spostamenti del Maestro. La sua presenza a Gerusalemme alla festa dei Tabernacoli, anche contro il parere contrario dei suoi discepoli, bastò a porre fine per sempre a tutte le maldicenze sulla sua paura e la sua codardia.

162:1.4 (1789.3) Durante la festa dei Tabernacoli migliaia di credenti venuti da ogni parte dell’Impero Romano videro Gesù, l’ascoltarono insegnare, e molti andarono anche a Betania per conferire con lui riguardo al progresso del regno nei distretti in cui abitavano.

162:1.5 (1789.4) C’erano molte ragioni per le quali Gesù poté predicare pubblicamente nei cortili del tempio durante i giorni della festa, e la principale di queste era la paura che aveva assalito gli ufficiali del Sinedrio a seguito della segreta divisione di sentimenti tra le loro stesse fila. Era un fatto che molti membri del Sinedrio credevano tacitamente in Gesù o erano fermamente contrari ad arrestarlo durante la festa, quando un così gran numero di persone era presente a Gerusalemme, molte delle quali credevano in lui o quantomeno simpatizzavano con il movimento spirituale che egli sosteneva.

162:1.6 (1789.5) Gli sforzi di Abner e dei suoi associati in tutta la Giudea avevano anch’essi contribuito molto a consolidare un sentimento favorevole al regno, al punto che i nemici di Gesù non osavano manifestare troppo apertamente la loro opposizione. Questa fu una delle ragioni per le quali Gesù poté frequentare pubblicamente Gerusalemme ed uscirne vivo. Uno o due mesi prima egli sarebbe stato certamente messo a morte.

162:1.7 (1789.6) Ma l’intrepido coraggio di Gesù di apparire in pubblico a Gerusalemme intimidì i suoi nemici; essi non erano preparati ad una sfida così audace. Parecchie volte durante questo mese il Sinedrio fece dei deboli tentativi di fare arrestare il Maestro, ma questi sforzi non approdarono a nulla. I suoi nemici furono talmente sconcertati dall’inattesa apparizione pubblica di Gesù a Gerusalemme che supposero gli dovesse essere stata promessa protezione dalle autorità romane. Sapendo che Filippo (il fratello di Erode Antipa) era quasi un seguace di Gesù, i membri del Sinedrio immaginarono che Filippo avesse ottenuto per Gesù delle promesse di protezione contro i suoi nemici. Gesù era partito dalla loro giurisdizione prima che essi si fossero resi conto che si erano sbagliati nel credere che la sua improvvisa e audace apparizione a Gerusalemme fosse dovuta ad un accordo segreto con gli ufficiali romani.

162:1.8 (1789.7) Solo i dodici apostoli avevano saputo che Gesù intendeva assistere alla festa dei Tabernacoli quando erano partiti da Magadan. Gli altri discepoli del Maestro furono grandemente meravigliati quando egli apparve nei cortili del tempio e cominciò ad insegnare pubblicamente; e le autorità ebraiche furono sorprese oltre ogni dire quando seppero che egli stava insegnando nel tempio.

162:1.9 (1790.1) Benché i suoi discepoli non si aspettassero che Gesù assistesse alla festa, la grande maggioranza dei pellegrini provenienti da lontano, che avevano sentito parlare di lui, speravano di poterlo vedere a Gerusalemme. Ed essi non furono delusi, perché in parecchie occasioni egli insegnò sotto il Portico di Salomone e altrove nei cortili del tempio. Questi insegnamenti furono veramente la proclamazione ufficiale e formale della divinità di Gesù al popolo ebreo e al mondo intero.

162:1.10 (1790.2) La moltitudine che ascoltava gli insegnamenti del Maestro era divisa nelle sue opinioni. Alcuni dicevano che egli era un brav’uomo; alcuni un profeta; alcuni che era veramente il Messia; altri dicevano che era uno scaltro intrigante, che stava sviando il popolo con le sue strane dottrine. I suoi nemici esitavano ad accusarlo apertamente per timore dei suoi partigiani, mentre i suoi amici temevano di riconoscerlo apertamente per paura dei dirigenti ebrei, sapendo che il Sinedrio era determinato a metterlo a morte. Ma anche i suoi nemici si meravigliavano del suo insegnamento, sapendo che egli non era stato istruito nelle scuole dei rabbini.

162:1.11 (1790.3) Ogni volta che Gesù andava a Gerusalemme i suoi apostoli erano pieni di terrore. Giorno dopo giorno essi erano più spaventati nell’ascoltare le sue dichiarazioni sempre più audaci sulla natura della sua missione sulla terra. Essi non erano abituati a sentire Gesù fare delle rivendicazioni così perentorie e delle affermazioni così sorprendenti, nemmeno quando predicava tra i suoi amici.

2. La prima discussione al tempio

162:2.1 (1790.4) Il primo pomeriggio in cui Gesù insegnò nel tempio, una folla considerevole era seduta ad ascoltare le sue parole che descrivevano la libertà del nuovo vangelo e la gioia di coloro che credono alla buona novella, quando un ascoltatore curioso l’interruppe per chiedere: “Maestro, com’è che tu puoi citare le Scritture ed istruire il popolo in modo così fluente quando mi si dice che non sei stato istruito nella cultura dei rabbini?” Gesù rispose: “Nessun uomo mi ha insegnato le verità che vi proclamo. Questo insegnamento non è mio ma di Colui che mi ha mandato. Se un uomo desidera realmente fare la volontà di mio Padre, saprà certamente se il mio insegnamento viene da Dio o se io parlo per me stesso. Colui che parla per se stesso cerca la propria gloria, ma quando io proclamo le parole del Padre cerco la gloria di Colui che mi ha mandato. Ma prima di cercare di entrare nella nuova luce non dovreste piuttosto seguire la luce che avete già? Mosè vi ha dato la legge, e tuttavia quanti di voi cercano onestamente di soddisfare le sue esigenze? In questa legge Mosè v’ingiunge: ‘Tu non ucciderai’; nonostante questo comandamento alcuni di voi cercano di uccidere il Figlio dell’Uomo.”

162:2.2 (1790.5) Quando i presenti udirono queste parole si misero a litigare tra di loro. Alcuni dicevano che era pazzo, altri che era posseduto da un demone. Altri dicevano che era in verità il profeta della Galilea che gli Scribi e i Farisei avevano cercato a lungo di uccidere. Alcuni dicevano che le autorità religiose avevano paura di molestarlo, altri pensavano che essi non avevano messo le mani su di lui perché erano divenuti credenti in lui. Dopo una prolungata discussione, uno della folla si fece avanti e chiese a Gesù: “Perché i capi cercano di ucciderti?” Ed egli rispose: “I capi cercano di uccidermi perché sono irritati per il mio insegnamento sulla buona novella del regno, un vangelo che libera gli uomini dalle pesanti tradizioni di una religione formale di cerimonie che questi insegnanti sono determinati a mantenere ad ogni costo. Essi circoncidono conformemente alla legge nel giorno di sabato, ma vorrebbero uccidermi perché una volta nel giorno di sabato ho liberato un uomo dalla schiavitù di un’afflizione. Essi mi seguono di sabato per spiarmi, ma vorrebbero uccidermi perché in un’altra occasione ho deciso di guarire completamente un uomo gravemente ammalato in un giorno di sabato. Essi cercano di uccidermi perché sanno bene che, se voi credete onestamente al mio insegnamento ed osate accettarlo, il loro sistema di religione tradizionale sarà rovesciato, distrutto per sempre. Così essi saranno privati dell’autorità su ciò cui hanno consacrato la loro vita, dal momento che hanno fermamente rifiutato di accettare questo nuovo e più glorioso vangelo del regno di Dio. Ed ora faccio appello a ciascuno di voi: non giudicate dalle apparenze esteriori, ma giudicate piuttosto secondo il vero spirito di questi insegnamenti; giudicate con rettitudine.”

162:2.3 (1791.1) Allora un altro investigatore disse: “Sì, Maestro, noi cerchiamo il Messia, ma quando verrà sappiamo che la sua apparizione avverrà nel mistero. Noi sappiamo da dove vieni tu. Tu sei stato tra i nostri fratelli fin dall’inizio. Il liberatore verrà in potenza a ristabilire il trono del regno di Davide. Pretendi tu realmente di essere il Messia?” E Gesù rispose: “Tu pretendi di conoscermi e di sapere da dove vengo. Io vorrei che le tue supposizioni fossero esatte, perché in verità troveresti allora una vita abbondante in questa conoscenza. Ma io dichiaro che non sono venuto a voi da me stesso; io sono stato mandato dal Padre, e colui che mi ha mandato è sincero e fedele. Rifiutando di ascoltare me, voi rifiutate di ricevere colui che mi manda. Se voi accetterete questo vangelo, conoscerete colui che mi manda. Io conosco il Padre, perché sono venuto dal Padre per proclamarlo e rivelarlo a voi.”

162:2.4 (1791.2) Gli agenti degli Scribi volevano mettere le mani su di lui, ma temevano la folla, perché molti credevano in lui. L’opera di Gesù dopo il suo battesimo era divenuta molto conosciuta in tutto il mondo ebraico, e quando molti di costoro parlavano di queste cose, si dicevano tra di loro: “Anche se questo istruttore viene dalla Galilea, e anche se non risponde a tutte le nostre attese riguardo al Messia, ci chiediamo se il liberatore, alla sua venuta, farà realmente qualcosa di più stupefacente di quello che questo Gesù di Nazaret ha già fatto.”

162:2.5 (1791.3) Quando i Farisei e i loro agenti udirono la gente parlare in questo modo, si consultarono con i loro capi e decisero che bisognava fare immediatamente qualcosa per porre fine a queste apparizioni pubbliche di Gesù nei cortili del tempio. In generale, i capi degli Ebrei erano disposti ad evitare un conflitto aperto con Gesù, credendo che le autorità romane gli avessero promesso l’immunità. Essi non trovavano altra spiegazione alla sua audacia di venire in questo momento a Gerusalemme; ma i dirigenti del Sinedrio non credevano del tutto a queste voci. Essi ragionarono che i capi romani non avrebbero fatto una cosa simile in segreto e all’insaputa delle più alte autorità governative della nazione ebraica.

162:2.6 (1791.4) Di conseguenza Eber, l’ufficiale incaricato dal Sinedrio, fu mandato con due assistenti ad arrestare Gesù. Mentre Eber si apriva un varco verso Gesù, il Maestro disse: “Non temere di avvicinarti. Vieni vicino ad ascoltare il mio insegnamento. Io so che sei stato mandato a catturarmi, ma dovresti comprendere che non accadrà nulla al Figlio dell’Uomo fino a che non sia giunta la sua ora. Tu non sei contro di me; vieni solo ad eseguire l’ordine dei tuoi padroni, ed anche questi capi degli Ebrei credono veramente di servire Dio quando cercano in segreto di distruggermi.

162:2.7 (1792.1) “Io non porto rancore a nessuno di voi. Il Padre vi ama, e per questo io desidero la vostra liberazione dalla schiavitù del pregiudizio e dalle tenebre della tradizione. Io vi offro la libertà della vita e la gioia della salvezza. Io proclamo la via nuova e vivente, la liberazione dal male e la rottura della schiavitù del peccato. Io sono venuto perché possiate avere la vita, ed averla per l’eternità. Voi cercate di sbarazzarvi di me e dei miei insegnamenti inquietanti. Se solo poteste comprendere che io resterò ancora per poco con voi! Tra poco io ritornerò da colui che mi ha mandato in questo mondo. Ed allora molti di voi mi cercheranno assiduamente, ma non scoprirete la mia presenza, perché voi non potete venire dove io sto per andare. Ma tutti coloro che cercheranno sinceramente di trovarmi raggiungeranno un giorno la vita che conduce alla presenza di mio Padre.”

162:2.8 (1792.2) Alcuni dei dileggiatori dissero tra loro: “Dove andrà quest’uomo perché non possiamo trovarlo? Andrà a vivere tra i Greci? Si suiciderà? Che cosa può voler dire quando dichiara che presto ci lascerà e che noi non possiamo andare dove va lui?”

162:2.9 (1792.3) Eber e i suoi assistenti si rifiutarono di arrestare Gesù; essi ritornarono al loro luogo d’incontro senza di lui. Quando, perciò, i capi dei sacerdoti e i Farisei rimproverarono Eber e i suoi assistenti perché non avevano condotto Gesù con loro, Eber rispose soltanto: “Abbiamo avuto paura di arrestarlo in mezzo alla folla perché molti credono in lui. Inoltre, non abbiamo mai sentito nessuno parlare come quest’uomo. C’è qualcosa di fuori del comune in questo maestro. Fareste tutti bene ad andare ad ascoltarlo.” Quando i principali dirigenti udirono queste parole, rimasero stupiti e dissero sarcasticamente ad Eber: “Ti sei sviato anche tu? Sei sul punto di credere a questo imbroglione? Hai inteso dire che qualcuno dei nostri eruditi o dei nostri dirigenti abbia creduto in lui? Qualcuno degli Scribi o dei Farisei è stato ingannato dai suoi abili insegnamenti? Come mai sei influenzato dalla condotta di questa moltitudine ignorante che non conosce né la legge né i profeti? Non sai che questa gente ignorante è maledetta?” Ed allora Eber rispose: “D’accordo, signori miei, ma quest’uomo rivolge alla moltitudine parole di misericordia e di speranza. Egli dà coraggio a chi è abbattuto e le sue parole sono state di conforto anche per le nostre anime. Che cosa può esserci di cattivo in questi insegnamenti anche se egli può non essere il Messia delle Scritture? Ed anche allora, la nostra legge non esige equità? Condanniamo un uomo prima di ascoltarlo?” Il capo del Sinedrio si arrabbiò con Eber e rivolgendosi a lui disse: “Sei diventato matto? Vieni anche tu per caso dalla Galilea? Esamina le Scritture e scoprirai che dalla Galilea non proviene alcun profeta e tanto meno il Messia.”

162:2.10 (1792.4) Il Sinedrio si sciolse nella confusione e Gesù si ritirò a Betania per la notte.

3. La donna sorpresa in adulterio

162:3.1 (1792.5) Fu durante questa visita a Gerusalemme che Gesù si occupò di una certa donna di cattiva reputazione che fu condotta in sua presenza dai suoi accusatori e dai nemici del Maestro. Il racconto alterato che voi avete di questo episodio lascia intendere che questa donna fu condotta davanti a Gesù dagli Scribi e dai Farisei, e che Gesù li trattò in maniera da indicare che questi capi religiosi degli Ebrei potessero essere stati essi stessi colpevoli d’immoralità. Gesù sapeva bene che, pur essendo questi Scribi e Farisei spiritualmente ciechi ed intellettualmente pieni di pregiudizi per la loro fedeltà alla tradizione, erano da considerare tra gli uomini più completamente morali di quel tempo e di quella generazione.

162:3.2 (1793.1) Ciò che avvenne realmente fu questo. Il mattino presto del terzo giorno della festa, mentre Gesù si avvicinava al tempio, incrociò un gruppo di agenti prezzolati del Sinedrio che stava trascinando con sé una donna. Quando furono vicini, il loro portavoce disse: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in adulterio — in flagrante delitto. Ora, la legge di Mosè ordina di lapidare una tale donna. Che cosa dici che si dovrebbe fare di lei?”

162:3.3 (1793.2) Il piano dei nemici di Gesù era, se egli avallava la legge di Mosè che richiedeva che il trasgressore confesso fosse lapidato, di metterlo in difficoltà con i capi romani, i quali avevano negato agli Ebrei il diritto d’infliggere la pena di morte senza l’approvazione di un tribunale romano. Se egli proibiva di lapidare la donna, essi l’avrebbero accusato davanti al Sinedrio di porsi al di sopra di Mosè e della legge ebraica. Se stava zitto, l’avrebbero accusato di codardia. Ma il Maestro prese in mano la situazione in modo tale che l’intero complotto crollò sotto il suo stesso sordido peso.

162:3.4 (1793.3) Questa donna, un tempo avvenente, era la moglie di un cittadino di Nazaret di ceto inferiore, un uomo che aveva creato fastidi a Gesù per tutta la sua giovinezza. L’uomo, che aveva sposato questa donna, l’indusse molto vergognosamente a guadagnarsi da vivere facendo commercio del proprio corpo. Egli era venuto alla festa a Gerusalemme perché sua moglie potesse così prostituire le sue grazie fisiche per un profitto finanziario. Aveva fatto un accordo con i mercenari dei dirigenti ebrei in modo da tradire la sua stessa moglie nel commercio del suo vizio. E così essi venivano con la donna ed il suo complice nella trasgressione per intrappolare Gesù con qualche affermazione che avesse potuto essere usata contro di lui in caso di suo arresto.

162:3.5 (1793.4) Gesù, gettando uno sguardo sopra la folla, vide il marito di lei che stava dietro agli altri. Egli sapeva quale genere d’uomo egli fosse e percepì che era coinvolto in questa deprecabile transazione. Gesù prima camminò intorno al gruppo per avvicinarsi a dove stava questo marito degenere e scrisse sulla sabbia alcune parole che lo fecero andar via precipitosamente. Poi ritornò davanti alla donna e scrisse di nuovo sul terreno un messaggio destinato ai suoi presunti accusatori; e quando essi ebbero letto le sue parole, se ne andarono anche loro ad uno ad uno. E dopo che il Maestro ebbe scritto sulla sabbia per la terza volta, il complice della donna nel peccato si allontanò a sua volta, cosicché, quando il Maestro si alzò dopo aver finito di scrivere, vide che solo la donna stava davanti a lui. Gesù disse: “Donna, dove sono i tuoi accusatori? Non è rimasto nessuno per lapidarti?” E la donna, alzando gli occhi, rispose: “Nessuno Signore.” Allora Gesù disse: “Conosco il tuo caso; nemmeno io ti condanno. Va in pace per la tua strada.” E questa donna, Hildana, abbandonò il suo perverso marito e si unì ai discepoli del regno.

4. La festa dei Tabernacoli

162:4.1 (1793.5) La presenza di persone provenienti da tutto il mondo conosciuto, dalla Spagna all’India, faceva della festa dei Tabernacoli un’occasione ideale per Gesù di proclamare pubblicamente per la prima volta a Gerusalemme tutto il suo vangelo. Durante questa festa la gente viveva molto all’aria aperta, in capanne coperte di foglie. Questa era la festa del raccolto delle messi, e cadendo nei mesi freschi d’autunno, era generalmente più frequentata dagli Ebrei del mondo di quanto lo fosse la Pasqua alla fine dell’inverno o la Pentecoste all’inizio dell’estate. Gli apostoli vedevano finalmente il loro Maestro annunciare apertamente la sua missione sulla terra, per così dire, davanti al mondo intero.

162:4.2 (1794.1) Questa era la festa delle feste, perché ogni sacrificio non fatto nelle altre festività poteva essere fatto in questo momento. Questa era l’occasione in cui si ricevevano le offerte al tempio; era una combinazione di piacevoli vacanze e di riti solenni del culto religioso. Era un periodo di gioia razziale, mescolata a sacrifici, a canti levitici ed ai solenni squilli delle trombe d’argento dei sacerdoti. Alla sera l’impressionante spettacolo del tempio e delle sue folle di pellegrini era stupendamente illuminato dai grandi candelabri che ardevano luminosi nel cortile delle donne, come pure dal bagliore di decine di torce poste nei cortili del tempio. Tutta la città era gaiamente decorata, eccetto il castello romano di Antonia, che dominava con sinistro contrasto questa scena di festa e di culto. E quanto odiavano gli Ebrei questa reminiscenza sempre presente del giogo romano!

162:4.3 (1794.2) Durante la festa venivano sacrificati settanta buoi, simbolo delle settanta nazioni del mondo pagano. La cerimonia del versamento dell’acqua simbolizzava l’effusione dello spirito divino. Questa cerimonia dell’acqua seguiva la processione al sorgere del sole dei sacerdoti e dei Leviti. I fedeli scendevano i gradini che portavano dal cortile d’Israele al cortile delle donne al suono degli squilli delle trombe d’argento. E poi i fedeli andavano verso la magnifica porta che si apriva sul cortile dei Gentili. Qui essi si giravano per rivolgersi verso ovest, per ripetere i loro canti, e per continuare la loro marcia verso l’acqua simbolica.

162:4.4 (1794.3) L’ultimo giorno della festa officiavano circa quattrocentocinquanta sacerdoti con un numero corrispondente di Leviti. Al sorgere del giorno i pellegrini affluivano da tutte le parti della città, portando ciascuno nella mano destra un fascio di mirto, di rami di salice e di palma, mentre nella mano sinistra ognuno portava un ramo di melo del paradiso — il cedro o “frutto proibito”. Questi pellegrini si dividevano in tre gruppi per questa cerimonia di primo mattino. Una parte rimaneva al tempio per assistere ai sacrifici del mattino, un altro gruppo scendeva da Gerusalemme alla vicina Maza per tagliare i rami di salice destinati ad ornare l’altare sacrificale, mentre il terzo gruppo formava una processione che marciava dal tempio dietro il sacerdote preposto all’acqua, il quale, al suono delle trombe d’argento, portava il vaso d’oro destinato a contenere l’acqua simbolica, passando per Ofel fino a Siloe, dove si trovava il portale della sorgente. Dopo che il vaso d’oro era stato riempito nella piscina di Siloe, la processione ritornava al tempio entrando dal portale dell’acqua e andando direttamente nel cortile dei sacerdoti, dove il sacerdote che portava il vaso d’acqua era raggiunto dal sacerdote che portava il vino per l’offerta della bevanda. Questi due sacerdoti andavano poi agli imbuti d’argento che conducevano alla base dell’altare e vi versavano il contenuto dei vasi. L’esecuzione di questo rito di versamento del vino e dell’acqua era il segnale per i pellegrini riuniti d’iniziare a cantare i Salmi dal 113 al 118 compreso, alternandosi con i Leviti. E mentre recitavano questi versi essi facevano ondeggiare i loro fasci verso l’altare. Poi seguivano i sacrifici del giorno, associati alla ripetizione del Salmo del giorno; il Salmo dell’ultimo giorno della festa era l’ottantadue, a partire dal quinto versetto.

5. Il sermone sulla luce del mondo

162:5.1 (1794.4) La sera del penultimo giorno della festa, mentre la scena era splendidamente illuminata dalle luci dei candelabri e delle torce, Gesù si alzò in mezzo alla folla riunita e disse:

162:5.2 (1795.1) “Io sono la luce del mondo. Chiunque mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Pretendendo di portarmi in giudizio e di assumere il ruolo di miei giudici, voi dichiarate che, se io porto testimonianza per me stesso, la mia testimonianza non può essere valida. Ma la creatura non può mai giudicare il Creatore. Anche se io testimonio per me stesso, la mia testimonianza è eternamente vera, perché io so da dove sono venuto, chi sono e dove vado. Voi che vorreste uccidere il Figlio dell’Uomo non sapete da dove sono venuto, chi sono o dove vado. Voi giudicate soltanto dalle apparenze della carne; non percepite le realtà dello spirito. Io non giudico nessuno, nemmeno il mio acerrimo nemico. Ma se scegliessi di giudicare, il mio giudizio sarebbe giusto e retto, perché non giudicherei da solo, ma in associazione con mio Padre, che mi ha mandato nel mondo e che è la fonte di ogni vero giudizio. Voi stessi ammettete che la testimonianza di due persone degne di fiducia può essere accettata — bene, allora io testimonio queste verità; e così fa anche mio Padre che è nei cieli. Quando vi ho detto questo ieri, nella vostra ignoranza mi avete chiesto: ‘Dov’è tuo Padre?’ In verità voi non conoscete né me né mio Padre, perché se aveste conosciuto me, avreste conosciuto anche il Padre.

162:5.3 (1795.2) “Io vi ho già detto che me ne sto andando, e che voi mi cercherete e non mi troverete, perché dove sto andando io voi non potete venire. Voi che vorreste respingere questa luce venite dal basso; io vengo dall’alto. Voi che preferite rimanere nelle tenebre siete di questo mondo; io non sono di questo mondo, e vivo nella luce eterna del Padre delle luci. Voi tutti avete avuto abbondanti opportunità per apprendere chi io sia, ed avrete ancora altre prove a conferma dell’identità del Figlio dell’Uomo. Io sono la luce della vita, e chiunque respinge deliberatamente e coscientemente questa luce salvifica morirà nei suoi peccati. Io vi ho detto molte cose, ma voi siete incapaci di ricevere le mie parole. Tuttavia, colui che mi ha mandato è vero e fedele; mio Padre ama anche i suoi figli sviati. E tutto ciò che mio Padre ha detto anch’io lo proclamo al mondo.

162:5.4 (1795.3) “Quando il Figlio dell’Uomo sarà elevato, allora saprete tutti che io sono lui, e che non ho fatto niente da me stesso, ma solo come il Padre mi ha insegnato. Io rivolgo queste parole a voi e ai vostri figli. E colui che mi ha mandato è anche ora presso di me; egli non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre ciò che piace ai suoi occhi.”

162:5.5 (1795.4) Mentre Gesù insegnava ciò ai pellegrini nei cortili del tempio, molti credettero. E nessuno osò mettere le mani su di lui.

6. Il discorso sull’acqua della vita

162:6.1 (1795.5) L’ultimo giorno, il grande giorno della festa, mentre la processione proveniente dalla piscina di Siloe passava attraverso i cortili del tempio, e subito dopo che l’acqua e il vino erano stati versati sull’altare dai sacerdoti, Gesù, alzatosi in piedi tra i pellegrini, disse: “Se qualcuno ha sete, che venga a me e beva. Dal Padre celeste io porto a questo mondo l’acqua della vita. Chiunque crede in me sarà ricolmo dello spirito che quest’acqua rappresenta, perché anche le Scritture hanno detto: ‘Da lui scorreranno fiumi d’acqua vivente.’ Quando il Figlio dell’Uomo avrà terminato la sua opera sulla terra, sarà sparso su tutta la carne lo Spirito della Verità vivente. Coloro che riceveranno questo spirito non conosceranno mai la sete spirituale.”

162:6.2 (1795.6) Gesù non interruppe il servizio per pronunciare queste parole. Egli parlò ai fedeli subito dopo il canto dell’Hallel, il ritornello dei Salmi accompagnato dall’ondeggiare dei rami davanti all’altare. A questo punto c’era una pausa mentre venivano preparati i sacrifici, e fu in questo momento che i pellegrini udirono la voce affascinante del Maestro proclamare che egli era il donatore dell’acqua vivente a tutte le anime assetate di spirito.

162:6.3 (1796.1) Alla fine di questo servizio di primo mattino, Gesù continuò ad istruire la moltitudine dicendo: “Non avete letto nella Scrittura: ‘Ecco, come le acque vengono versate sul terreno arido e sparse sul suolo riarso, così io donerò lo spirito di santità perché sia sparso sui vostri figli per la benedizione anche dei figli dei vostri figli’? Perché siete assetati del ministero dello spirito mentre cercate di abbeverare le vostre anime con le tradizioni degli uomini, sgorgate dalle brocche rotte del servizio cerimoniale? Ciò che vedete accadere in questo tempio è il modo in cui i vostri padri cercarono di simbolizzare il conferimento dello spirito divino ai figli della fede, e voi avete fatto bene a perpetuare questi simboli, almeno fino a questo giorno. Ma ora è giunta a questa generazione la rivelazione del Padre degli spiriti tramite il conferimento di suo Figlio, e tutto ciò sarà certamente seguito dal conferimento dello spirito del Padre e del Figlio ai figli degli uomini. Per chiunque ha fede questo conferimento dello spirito diverrà il vero maestro del cammino che conduce alla vita eterna, alle vere acque della vita nel regno dei cieli sulla terra e nel Paradiso del Padre nell’aldilà.”

162:6.4 (1796.2) E Gesù continuò a rispondere alle domande della folla e dei Farisei. Alcuni pensavano che fosse un profeta; alcuni credevano che fosse il Messia; altri dicevano che non poteva essere il Cristo poiché egli veniva dalla Galilea, ed il Messia doveva ristabilire il trono di Davide. Essi non osavano ancora arrestarlo.

7. Il discorso sulla libertà spirituale

162:7.1 (1796.3) Il pomeriggio dell’ultimo giorno della festa, e dopo che gli apostoli avevano fallito nei loro sforzi per persuaderlo a fuggire da Gerusalemme, Gesù andò nuovamente nel tempio ad insegnare. Trovando un gruppo numeroso di credenti riuniti nel Portico di Salomone, egli parlò loro dicendo:

162:7.2 (1796.4) “Se le mie parole dimorano in voi e se siete disposti a fare la volontà di mio Padre, allora siete veramente miei discepoli. Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi. Io so come mi risponderete: noi siamo i figli di Abramo e non siamo schiavi di nessuno; come saremo dunque resi liberi? Ma io non parlo di sottomissione esteriore al dominio di un altro, mi riferisco alle libertà dell’anima. In verità, in verità vi dico, chiunque commette peccato è un servo del peccato. E voi sapete che il servo non è destinato a rimanere per sempre nella casa del padrone. Voi sapete anche che il figlio rimane nella casa del padre. Se dunque il Figlio vi renderà liberi, vi farà figli, sarete veramente liberi.

162:7.3 (1796.5) “Io so che voi siete il seme di Abramo, eppure i vostri capi cercano di uccidermi perché non hanno permesso alla mia parola di esercitare la sua influenza trasformatrice nel loro cuore. La loro anima è sigillata dal pregiudizio ed accecata dall’orgoglio di vendetta. Io vi proclamo la verità che il Padre eterno mi mostra, mentre questi educatori illusi cercano di fare le cose che hanno imparato solo dai loro padri terreni. E quando voi rispondete che Abramo è vostro padre, allora io vi dico che se foste i figli di Abramo compireste le opere di Abramo. Alcuni di voi credono al mio insegnamento, ma altri cercano di distruggermi perché vi ho detto la verità che ho ricevuto da Dio. Ma Abramo non ha trattato così la verità di Dio. Io percepisco che alcuni tra voi sono determinati a compiere le opere del maligno. Se Dio fosse vostro Padre, voi mi riconoscereste ed amereste la verità che io rivelo. Non vedete che io vengo dal Padre, che sono mandato da Dio, che non sto facendo questo lavoro da me stesso? Perché non comprendete le mie parole? E perché avete scelto di divenire i figli del male? Se siete i figli delle tenebre difficilmente camminerete nella luce della verità che io rivelo. I figli del male seguono solo le vie del loro padre, che era un imbroglione e non sostenne la verità, perché non c’era alcuna verità in lui. Ma ora viene il Figlio dell’Uomo che parla e vive la verità, e molti di voi rifiutano di credere.

162:7.4 (1797.1) “Chi di voi mi convince di peccato? Se io dunque proclamo e vivo la verità mostratami dal Padre, perché voi non credete? Chi è di Dio ascolta con gioia le parole di Dio; per questo molti di voi non ascoltano le mie parole, perché non siete di Dio. I vostri insegnanti hanno anche osato dire che io compio le mie opere con il potere del principe dei demoni. Uno qui vicino ha appena detto che io sono posseduto da un demone, che sono un figlio del demonio. Ma tutti quelli di voi che hanno un rapporto onesto con la propria anima sanno benissimo che io non sono un demone. Voi sapete che io onoro il Padre, mentre voi disonorate me. Io non cerco gloria per me, ma solo la gloria di mio Padre del Paradiso. Ed io non vi giudico, perché c’è uno che giudica per me.

162:7.5 (1797.2) “In verità, in verità, dico a voi che credete nel vangelo che, se un uomo conserva questa parola di verità viva nel suo cuore non conoscerà mai la morte. Ed ora proprio a fianco a me uno Scriba dice che questa affermazione prova che io sono posseduto da un demone, poiché Abramo è morto ed anche i profeti. E chiede: ‘Sei tu talmente più grande di Abramo e dei profeti che osi venire qui e dire che chiunque serberà la tua parola non conoscerà la morte? Chi pretendi di essere per osare profferire tali bestemmie?’ Io dico a tutti quelli come lui che, se io glorifico me stesso, la mia gloria non vale niente. Ma è il Padre che mi glorificherà, lo stesso Padre che voi chiamate Dio. Ma voi non siete riusciti a conoscere questo vostro Dio e Padre mio, ed io sono venuto per unirvi insieme, per mostrarvi come divenire veramente i figli di Dio. Sebbene voi non conosciate il Padre, io lo conosco davvero. Abramo stesso ha goduto di vedere il mio giorno, e lo vide per mezzo della fede e fu felice.”

162:7.6 (1797.3) Quando gli Ebrei non credenti e gli agenti del Sinedrio che erano giunti in questo momento udirono queste parole, scatenarono un tumulto, gridando: “Non hai cinquant’anni e parli d’aver visto Abramo; sei un figlio del demonio!” Gesù non fu in grado di proseguire il discorso. Disse soltanto mentre se ne andava: “In verità, in verità vi dico, prima che Abramo fosse, io sono.” Molti dei non credenti si precipitarono alla ricerca di pietre per lapidarlo, e gli agenti del Sinedrio cercarono di arrestarlo, ma il Maestro si aprì rapidamente un varco attraverso i corridoi del tempio e fuggì verso il luogo d’incontro segreto vicino a Betania dove Marta, Maria e Lazzaro lo aspettavano.

8. L’incontro con Marta e Maria

162:8.1 (1797.4) Era stato convenuto che Gesù avrebbe alloggiato con Lazzaro e le sue sorelle nella casa di un amico, mentre gli apostoli si sarebbero sparsi qua e là in piccoli gruppi. Queste precauzioni erano state prese perché le autorità ebraiche stavano divenendo nuovamente audaci con i loro piani per arrestarlo.

162:8.2 (1797.5) Per anni era stata abitudine di questi tre di abbandonare ogni cosa ed ascoltare l’insegnamento di Gesù ogniqualvolta egli veniva a trovarli. Con la morte dei loro genitori, Marta aveva assunto le responsabilità della casa, e così in questa occasione, mentre Lazzaro e Maria erano seduti ai piedi di Gesù, bevendo il suo insegnamento ristoratore, Marta si preparava a servire il pasto della sera. Si deve spiegare che Marta si lasciava inutilmente distrarre da numerosi compiti non necessari, e che si occupava di molte inezie; quello era il suo carattere.

162:8.3 (1798.1) Mentre Marta si occupava di tutti questi supposti doveri, era seccata perché Maria non faceva niente per aiutarla. Perciò essa andò da Gesù e disse: “Maestro, non t’importa che mia sorella mi abbia lasciato da sola a fare tutto il lavoro? Non vorresti dirle di venire ad aiutarmi?” Gesù rispose: “Marta, Marta, perché sei sempre ansiosa per tante cose e turbata da tanti dettagli? Una sola cosa è realmente meritevole d’attenzione, e poiché Maria ha scelto questa parte buona e utile, io non la distoglierò. Ma quando imparerete entrambe a vivere come vi ho insegnato: a servire in cooperazione e ritemprando le vostre anime all’unisono? Non potete apprendere che c’è un tempo per ogni cosa — che le questioni secondarie della vita devono farsi da parte davanti alle cose più grandi del regno dei cieli?”

9. A betlemme con Abner

162:9.1 (1798.2) Per tutta la settimana che seguì la festa dei Tabernacoli decine di credenti si riunirono a Betania e furono istruiti dai dodici apostoli. Il Sinedrio non fece alcun sforzo per molestare queste riunioni, poiché Gesù non vi partecipava; durante tutto questo tempo egli lavorava con Abner ed i suoi associati a Betlemme. Il giorno seguente alla conclusione della festa Gesù era ripartito per Betania e non insegnò più nel tempio durante questa visita a Gerusalemme.

162:9.2 (1798.3) In questo periodo Abner aveva stabilito il suo quartier generale a Betlemme, e da questo centro molti discepoli erano stati inviati nelle città della Giudea e della Samaria meridionale ed anche ad Alessandria. Entro alcuni giorni dal suo arrivo, Gesù e Abner completarono i progetti per il consolidamento del lavoro dei due gruppi di apostoli.

162:9.3 (1798.4) Durante la sua visita alla festa dei Tabernacoli, Gesù aveva diviso quasi equamente il suo tempo tra Betania e Betlemme. A Betania trascorse molto tempo con i suoi apostoli; a Betlemme istruì a lungo Abner e gli altri precedenti apostoli di Giovanni. E fu questo contatto intimo che li portò finalmente a credere in lui. Questi vecchi apostoli di Giovanni il Battista furono influenzati dal coraggio da lui dimostrato nel suo insegnamento pubblico a Gerusalemme, come pure dall’affettuosa comprensione che sperimentarono nel suo insegnamento privato a Betlemme. Tali influenze conquistarono definitivamente e pienamente ciascuno degli associati di Abner all’aperta accettazione del regno e di tutto ciò che un tale passo implicava.

162:9.4 (1798.5) Prima di lasciare Betlemme per l’ultima volta, il Maestro prese accordi perché tutti loro si unissero a lui nello sforzo comune che doveva precedere la fine della sua carriera terrena nella carne. Fu convenuto che Abner ed i suoi associati avrebbero presto raggiunto Gesù e i dodici al Parco di Magadan.

162:9.5 (1798.6) Conformemente a questo accordo, all’inizio di novembre Abner ed i suoi undici compagni unirono il loro destino a quello di Gesù e dei dodici e lavorarono con loro come una sola organizzazione fino al giorno della crocifissione.

162:9.6 (1798.7) Alla fine di ottobre Gesù e i dodici si allontanarono dalle vicinanze immediate di Gerusalemme. Domenica 30 ottobre Gesù ed i suoi associati lasciarono la città di Efraim, dove egli si era riposato in isolamento per alcuni giorni, e seguendo la grande strada sulla riva occidentale del Giordano andarono direttamente al Parco di Magadan, dove arrivarono nel tardo pomeriggio di mercoledì 2 novembre.

162:9.7 (1799.1) Gli apostoli furono molto sollevati di avere il Maestro di ritorno in terra amica; essi non lo spinsero più ad andare a Gerusalemme per proclamare il vangelo del regno.

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