Fascicolo 158 - Il monte della trasfigurazione

   
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Il Libro di Urantia

Fascicolo 158

Il monte della trasfigurazione

158:0.1 (1752.1) ERA quasi il tramonto di venerdì pomeriggio 12 agosto dell’anno 29 d.C. quando Gesù ed i suoi associati giunsero ai piedi del Monte Hermon, vicino allo stesso luogo in cui il giovane Tiglat attese in passato mentre il Maestro saliva sulla montagna da solo per fissare i destini spirituali di Urantia e porre tecnicamente fine alla ribellione di Lucifero. Ed essi rimasero qui per due giorni a prepararsi spiritualmente per gli avvenimenti che sarebbero seguiti di lì a poco.

158:0.2 (1752.2) In linea generale Gesù sapeva già che cosa sarebbe accaduto sulla montagna, e desiderava molto che tutti i suoi apostoli potessero partecipare a questa esperienza. Fu per prepararli a questa rivelazione di se stesso che si fermò con loro ai piedi della montagna. Ma essi non riuscirono a raggiungere quei livelli spirituali che avrebbero giustificato la loro esposizione all’esperienza completa della visitazione degli esseri celesti che sarebbero presto apparsi sulla terra. E poiché egli non poteva condurre tutti i suoi associati con lui, decise di portare soltanto i tre che erano soliti accompagnarlo in queste veglie speciali. Di conseguenza, solo Pietro, Giacomo e Giovanni condivisero una parte di questa esperienza straordinaria con il Maestro.

1. La trasfigurazione

158:1.1 (1752.3) La mattina presto di lunedì 15 agosto Gesù e i tre apostoli cominciarono l’ascesa del Monte Hermon, e ciò avvenne sei giorni dopo la memorabile confessione di Pietro fatta a mezzogiorno sotto i gelsi al margine della strada.

158:1.2 (1752.4) Gesù era stato invitato a salire sulla montagna, da solo, per regolare importanti questioni concernenti il progresso del suo conferimento nella carne, poiché questa esperienza era collegata con l’universo da lui stesso creato. È significativo che questo avvenimento straordinario sia stato fissato in modo da prodursi mentre Gesù e gli apostoli si trovavano nelle terre dei Gentili, e che si sia effettivamente verificato su una montagna dei Gentili.

158:1.3 (1752.5) Essi raggiunsero la loro destinazione, a metà strada circa dalla vetta della montagna, poco prima di mezzogiorno, e mentre mangiavano il loro pasto Gesù raccontò ai tre apostoli qualcosa della sua esperienza sulle colline ad est del Giordano poco dopo il suo battesimo, ed anche altre cose della sua esperienza sul Monte Hermon in occasione del suo precedente soggiorno in questo ritiro solitario.

158:1.4 (1752.6) Quando era giovane, Gesù aveva l’abitudine di salire sulla collina vicina a casa sua e di sognare le battaglie che erano state combattute dalle armate imperiali nella piana di Esdraelon. Ora egli saliva sul Monte Hermon per ricevere la dotazione che lo avrebbe preparato a scendere nelle piane del Giordano per recitare le scene finali del dramma del suo conferimento su Urantia. Il Maestro avrebbe potuto abbandonare la lotta questo giorno sul Monte Hermon e ritornare al suo governo dei domini dell’universo. Tuttavia, egli non solo scelse di soddisfare le esigenze del suo ordine di filiazione divina incluse nel mandato del Figlio Eterno del Paradiso, ma scelse anche di compiere totalmente e sino alla fine la volontà presente di suo Padre del Paradiso. In questo giorno d’agosto tre dei suoi apostoli lo videro rifiutare di essere investito della piena autorità sul suo universo. Essi assisterono con stupore alla partenza dei messaggeri celesti, che lo lasciavano solo perché completasse la sua vita terrena come Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio.

158:1.5 (1753.1) La fede degli apostoli era ad un punto elevato al momento della nutrizione dei cinquemila e poi scese rapidamente quasi a zero. Ora, a seguito dell’ammissione del Maestro della sua divinità, la fede vacillante dei dodici salì nelle settimane successive al suo culmine, solo per subire un progressivo declino. La terza ripresa della loro fede non avvenne che dopo la risurrezione del Maestro.

158:1.6 (1753.2) Fu verso le tre di questo stupendo pomeriggio che Gesù salutò i tre apostoli dicendo: “Me ne vado da solo per un po’ di tempo per comunicare con il Padre ed i suoi messaggeri; vi chiedo di rimanere qui e, mentre aspettate il mio ritorno, di pregare perché la volontà del Padre possa essere compiuta in tutta la vostra esperienza in connessione con il seguito della missione di conferimento del Figlio dell’Uomo.” E dopo aver detto loro questo, Gesù si allontanò per un lungo incontro con Gabriele ed il Padre Melchizedek, tornando solo verso le sei. Quando Gesù vide la loro ansietà per la sua assenza prolungata, disse: “Perché avete avuto paura? Sapete bene che devo occuparmi degli affari di mio Padre; perché dubitate quando non sono con voi? Io vi dichiaro ora che il Figlio dell’Uomo ha scelto di passare il resto della sua vita in mezzo a voi e come uno di voi. Fatevi coraggio; io non vi lascerò fino a che la mia opera non sarà terminata.”

158:1.7 (1753.3) Mentre consumavano il loro frugale pasto della sera, Pietro chiese al Maestro: “Quanto resteremo su questa montagna lontano dai nostri fratelli?” E Gesù rispose: “Fino a che vedrete la gloria del Figlio dell’Uomo e saprete che tutto ciò che vi ho dichiarato è vero.” Ed essi parlarono della questione della ribellione di Lucifero mentre sedevano vicino alle braci ardenti del loro fuoco fino al calare delle tenebre e fino a che gli occhi degli apostoli non si fecero pesanti, perché essi avevano cominciato il loro viaggio molto presto quel mattino.

158:1.8 (1753.4) Dopo che i tre ebbero dormito profondamente per circa mezz’ora, furono improvvisamente svegliati da un crepitante rumore vicino e, con loro grande stupore e costernazione, guardandosi attorno, videro Gesù in intima conversazione con due esseri brillanti rivestiti della luce del mondo celeste. Ed il viso e la forma di Gesù brillavano della luminosità della luce celeste. Questi tre conversavano in una strana lingua, ma da certe cose dette, Pietro congetturò erroneamente che gli esseri con Gesù fossero Mosè ed Elia; in realtà essi erano Gabriele ed il Padre Melchizedek. I controllori fisici avevano provveduto, su richiesta di Gesù, affinché gli apostoli fossero testimoni di questa scena.

158:1.9 (1753.5) I tre apostoli erano talmente spaventati che ci misero del tempo a riprendersi, ma Pietro, che era stato il primo a riaversi, disse, mentre l’abbagliante visione svaniva davanti a loro ed osservavano Gesù rimasto solo: “Gesù, Maestro, è una bella cosa essere stati qui. Noi ci rallegriamo di vedere questa gloria. Siamo restii a tornare nel mondo inglorioso. Se vuoi restiamo qui, ed innalzeremo tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia.” E Pietro disse questo a causa della sua confusione e perché nient’altro gli era venuto in mente in quel momento.

158:1.10 (1753.6) Mentre Pietro stava ancora parlando, una nuvola argentata si avvicinò e si pose sopra ai quattro. Gli apostoli ora s’impaurirono grandemente, e mentre cadevano faccia a terra in adorazione, udirono una voce, la stessa che aveva parlato in occasione del battesimo di Gesù, che disse: “Questo è mio Figlio prediletto; prestategli ascolto.” E quando la nube svanì, Gesù fu di nuovo solo con i tre, ed egli allungò la mano e li toccò dicendo: “Alzatevi e non temete; voi vedrete cose più grandi di questa.” Ma gli apostoli erano veramente spaventati; essi erano un trio silenzioso e pensieroso quando si prepararono a scendere dalla montagna poco prima di mezzanotte.

2. Scendendo dalla montagna

158:2.1 (1754.1) Per quasi metà della discesa dalla montagna non fu pronunciata una sola parola. Gesù aprì allora la conversazione rimarcando: “Badate di non raccontare a nessuno, nemmeno ai vostro fratelli, quello che avete visto e udito su questa montagna fino a che il Figlio dell’Uomo non sia risuscitato dalla morte.” I tre apostoli rimasero stupiti e sconcertati dalle parole del Maestro “fino a che il Figlio dell’Uomo non sia risuscitato dalla morte”. Essi avevano così recentemente riaffermato la loro fede in lui quale Liberatore, il Figlio di Dio, e l’avevano appena visto trasfigurato in gloria davanti ai loro stessi occhi, ed ora egli cominciava a parlare di “risurrezione dalla morte”!

158:2.2 (1754.2) Pietro rabbrividì al pensiero della morte del Maestro — era un’idea troppo sgradevole — e temendo che Giacomo o Giovanni potessero fare qualche domanda riguardo a questa affermazione, egli pensò bene di avviare una conversazione diversiva, e non sapendo di che cosa parlare, espresse il primo pensiero che gli venne in mente, che fu: “Maestro, perché gli Scribi dicono che Elia deve venire prima che il Messia appaia?” E Gesù, sapendo che Pietro cercava di evitare il riferimento alla sua morte e risurrezione, rispose: “Elia in verità viene prima a preparare la via per il Figlio dell’Uomo, che deve soffrire molto ed infine essere respinto. Ma io vi dico che Elia è già venuto, e che essi non l’hanno accolto, ma gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto.” Ed allora i tre apostoli percepirono che egli si riferiva a Giovanni il Battista in veste di Elia. Gesù sapeva che se essi insistevano nel considerarlo come il Messia, allora bisognava che Giovanni fosse l’Elia della profezia.

158:2.3 (1754.3) Gesù ingiunse di tacere su quanto essi avevano visto in anticipo della sua gloria dopo la risurrezione perché non voleva alimentare la nozione che, essendo ora accolto come il Messia, egli avrebbe esaudito in qualche grado le loro concezioni errate di un liberatore che opera prodigi. Anche se Pietro, Giacomo e Giovanni ponderarono tutto ciò nella loro mente, non ne parlarono a nessuno fino a dopo la risurrezione del Maestro.

158:2.4 (1754.4) Mentre continuavano a scendere dalla montagna, Gesù disse loro: “Voi non avete voluto ricevermi come Figlio dell’Uomo; perciò ho consentito ad essere accolto secondo la vostra ferma determinazione, ma non fraintendete, la volontà di mio Padre deve prevalere. Se voi scegliete quindi di seguire l’inclinazione della vostra volontà, dovete prepararvi a patire molte delusioni e a subire molte prove, ma la preparazione che vi ho dato dovrebbe permettervi di superare vittoriosamente anche questi dispiaceri che vi siete voluti.”

158:2.5 (1754.5) Gesù non condusse Pietro, Giacomo e Giovanni con lui sul monte della trasfigurazione perché fossero in qualche modo meglio preparati degli altri apostoli ad assistere a questo avvenimento, o perché fossero spiritualmente più idonei a beneficiare di un tale raro privilegio. Per nulla. Egli sapeva bene che nessuno dei dodici era spiritualmente qualificato per tale esperienza; per questo condusse con sé soltanto i tre apostoli che avevano l’incarico di accompagnarlo nei momenti in cui egli desiderava essere solo per godere di una comunione solitaria.

3. Il significato della trasfigurazione

158:3.1 (1755.1) Quello di cui Pietro, Giacomo e Giovanni furono testimoni sul monte della trasfigurazione era uno sguardo fugace di uno spettacolo celeste che si svolse quel giorno memorabile sul Monte Hermon. La trasfigurazione fu l’occasione per:

158:3.2 (1755.2) 1. L’accettazione della pienezza del conferimento nella vita incarnata di Micael su Urantia da parte del Figlio-Madre Eterno del Paradiso. Per quanto concerneva le esigenze del Figlio Eterno, Gesù aveva ora ricevuto assicurazione che erano state soddisfatte. E Gabriele portò a Gesù quell’assicurazione.

158:3.3 (1755.3) 2. La testimonianza della soddisfazione dello Spirito Infinito quanto alla completezza del conferimento su Urantia nelle sembianze della carne mortale. La rappresentante dello Spirito Infinito nell’universo, l’associata immediata di Micael su Salvington e sua collaboratrice sempre presente, in questa circostanza parlò tramite il Padre Melchizedek.

158:3.4 (1755.4) Gesù accolse con piacere questa testimonianza concernente il successo della sua missione terrena portata dai messaggeri del Figlio Eterno e dello Spirito Infinito, ma notò che suo Padre non indicava che il conferimento su Urantia era terminato. La presenza invisibile del Padre portò solo testimonianza tramite l’Aggiustatore Personalizzato di Gesù, dicendo: “Questi è mio Figlio prediletto; prestategli ascolto.” E ciò fu espresso con parole che potevano essere udite anche dai tre apostoli.

158:3.5 (1755.5) Dopo questa visitazione celeste Gesù cercò di conoscere la volontà di suo Padre e decise di proseguire il conferimento come mortale sino alla sua fine naturale. Questo fu il significato della trasfigurazione di Gesù. Per i tre apostoli fu un avvenimento che segnò l’entrata del Maestro nella fase finale della sua carriera terrena come Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo.

158:3.6 (1755.6) Dopo la visitazione ufficiale di Gabriele e del Padre Melchizedek, Gesù ebbe una conversazione informale con questi suoi Figli di ministero, e si mise in comunione con loro riguardo agli affari dell’universo.

4. Il ragazzo epilettico

158:4.1 (1755.7) Mancava poco all’ora di colazione questo martedì mattina quando Gesù e i suoi compagni arrivarono al campo apostolico. Mentre si avvicinavano, essi videro una folla considerevole riunita attorno agli apostoli e presto cominciarono a udire le voci rumorose delle discussioni e delle dispute di questo gruppo di circa cinquanta persone, comprendente i nove apostoli ed il resto diviso in parti uguali tra Scribi di Gerusalemme e discepoli credenti che avevano seguito Gesù ed i suoi associati nel loro viaggio da Magadan.

158:4.2 (1755.8) Benché la folla fosse impegnata in numerosi argomenti, la principale controversia concerneva un cittadino di Tiberiade che era arrivato il giorno precedente in cerca di Gesù. Quest’uomo, Giacomo di Safed, aveva un figlio di circa quattordici anni, un figlio unico, che era gravemente afflitto da epilessia. In aggiunta a tale malattia nervosa questo ragazzo era divenuto vittima di uno di quegli intermedi erranti, malevoli e ribelli che erano allora presenti sulla terra senza controllo, sicché il giovane era sia epilettico che posseduto da un demone.

158:4.3 (1755.9) Per quasi due settimane questo padre ansioso, un ufficiale subalterno di Erode Antipa, aveva vagato alla frontiera occidentale dei domini di Filippo cercando Gesù per supplicarlo di guarire questo figlio ammalato. Egli raggiunse il gruppo apostolico solo a mezzodì di questo giorno in cui Gesù era in montagna con i tre apostoli.

158:4.4 (1756.1) I nove apostoli furono molto sorpresi e considerevolmente turbati quando quest’uomo, accompagnato da quasi altre quaranta persone che cercavano Gesù, piombò all’improvviso su di loro. Al momento dell’arrivo di questo gruppo i nove apostoli, o almeno la maggior parte di loro, erano caduti nella loro vecchia tentazione — quella di discutere chi sarebbe stato il più grande nel regno futuro; essi stavano dibattendo animatamente sulle probabili posizioni che sarebbero state assegnate ai singoli apostoli. Essi semplicemente non riuscivano a liberarsi interamente dell’idea a lungo accarezzata della missione materiale del Messia. Ed ora che Gesù stesso aveva accettato la loro confessione che era veramente il Liberatore — egli aveva almeno ammesso il fatto della sua divinità — che cosa c’era di più naturale, durante questo periodo di separazione dal Maestro, che mettersi a parlare di quelle speranze e ambizioni che erano al primo posto nel loro cuore. Ed essi erano impegnati in queste discussioni quando Giacomo di Safed ed i suoi compagni che cercavano Gesù arrivarono da loro.

158:4.5 (1756.2) Andrea si alzò per accogliere questo padre e suo figlio, dicendo: “Chi cercate?” Giacomo disse: “Buon uomo, cerco il tuo Maestro. Cerco la guarigione per mio figlio ammalato. Vorrei che Gesù cacciasse questo demone che possiede mio figlio.” E poi il padre proseguì raccontando agli apostoli come suo figlio era talmente afflitto da avere rischiato molte volte di perdere la sua vita a causa di queste crisi maligne.

158:4.6 (1756.3) Mentre gli apostoli ascoltavano, Simone Zelota e Giuda Iscariota avanzarono verso il padre dicendo: “Noi possiamo guarirlo; non hai bisogno di aspettare il ritorno del Maestro. Noi siamo ambasciatori del regno; non teniamo più segrete queste cose. Gesù è il Liberatore e le chiavi del regno ci sono state consegnate.” In questo momento Andrea e Tommaso si stavano consultando da parte. Natanaele e gli altri osservavano stupefatti; essi erano tutti sorpresi di fronte all’improvvisa audacia, se non presunzione, di Simone e di Giuda. Allora il padre disse: “Se vi è stato concesso di fare queste opere, vi prego di voler pronunciare quelle parole che libereranno mio figlio da questa schiavitù.” Allora Simone si fece avanti e, ponendo la sua mano sulla testa del ragazzo, lo guardò diritto negli occhi e ordinò: “Esci da lui, tu spirito impuro; nel nome di Gesù ubbidiscimi.” Ma il ragazzo ebbe soltanto una crisi più violenta, mentre gli Scribi si misero a deridere gli apostoli, e i credenti delusi subivano gli scherni di questi critici ostili.

158:4.7 (1756.4) Andrea era profondamente mortificato per questo tentativo malaccorto ed il suo triste fallimento. Egli chiamò da parte gli apostoli per consultarsi e pregare. Dopo questo momento di meditazione, sentendo acutamente il bruciore della loro sconfitta ed avvertendo l’umiliazione che ricadeva su tutti loro, Andrea cercò, con un secondo tentativo, di cacciare il demone, ma soltanto l’insuccesso coronò i suoi sforzi. Andrea confessò apertamente la sua sconfitta e pregò il padre di rimanere con loro per la notte o fino al ritorno di Gesù, dicendo: “Forse questo tipo di demoni non se ne va che su comando personale del Maestro.”

158:4.8 (1756.5) E così, mentre Gesù stava scendendo dalla montagna con gli esuberanti ed estatici Pietro, Giacomo e Giovanni, i loro nove fratelli erano parimenti insonni nella loro confusione e nella loro triste umiliazione. Essi erano un gruppo demoralizzato e avvilito. Ma Giacomo di Safed non volle rinunciare. Sebbene essi non potessero dargli alcuna idea di quando Gesù poteva tornare, egli decise di fermarsi fino al ritorno del Maestro.

5. Gesù guarisce il ragazzo

158:5.1 (1757.1) All’avvicinarsi di Gesù, i nove apostoli furono più che sollevati di accoglierlo, e furono grandemente incoraggiati nel vedere il buonumore e l’entusiasmo straordinario che manifestavano i volti di Pietro, Giacomo e Giovanni. Essi si precipitarono tutti a salutare Gesù ed i loro tre fratelli. Mentre si scambiavano i saluti arrivò la folla, e Gesù chiese: “Di che cosa stavate discutendo mentre arrivavamo?” Ma prima che gli apostoli sconcertati ed umiliati potessero rispondere alla domanda del Maestro, l’ansioso padre del giovane ammalato si fece avanti e, inginocchiatosi ai piedi di Gesù, disse: “Maestro, io ho un figlio, un figlio unico, che è posseduto da uno spirito cattivo. Non solo egli lancia grida di terrore, sbava dalla bocca e cade come morto al momento della crisi, ma spesse volte questo spirito cattivo che lo possiede lo strazia in convulsioni e talvolta lo getta nell’acqua ed anche nel fuoco. Con il gran digrignare di denti e a causa delle numerose contusioni, mio figlio si consuma. La sua vita è peggio della morte; sua madre ed io abbiamo il cuore triste e lo spirito abbattuto. Ieri a mezzogiorno, nel cercarti, ho raggiunto i tuoi discepoli, e mentre ti aspettavamo i tuoi apostoli hanno tentato di cacciare questo demone, ma non ci sono riusciti. Ed ora, Maestro, vuoi tu fare questo per noi, vuoi guarire mio figlio?”

158:5.2 (1757.2) Quando Gesù ebbe ascoltato questo racconto, toccò il padre inginocchiato e lo invitò ad alzarsi, mentre gettava uno sguardo scrutatore sugli apostoli vicini. Poi Gesù disse a tutti coloro che stavano davanti a lui: “O generazione perversa e senza fede, fino a quando vi sopporterò? Fino a quando starò con voi? Quando imparerete che le opere della fede non si manifestano alla richiesta di dubbiosi non credenti?” Poi, rivolgendosi al padre sconcertato, Gesù disse: “Porta qui tuo figlio.” E quando Giacomo ebbe portato il ragazzo davanti a Gesù, gli chiese: “Da quanto tempo il ragazzo è afflitto in questo modo?” Il padre rispose: “Da quando era bambino.” E mentre parlavano il ragazzo fu colto da un violento attacco e cadde in mezzo a loro digrignando i denti e schiumando dalla bocca. Dopo una successione di violente convulsioni egli rimase steso come morto davanti a loro. Allora il padre s’inginocchiò di nuovo ai piedi di Gesù ed implorò il Maestro dicendo: “Se tu puoi guarirlo, ti supplico di avere compassione di noi e di liberarci da questa afflizione.” Quando Gesù udì queste parole, guardò il viso ansioso del padre, dicendo: “Non mettere in dubbio il potere d’amore di mio Padre, ma solo la sincerità e la portata della tua fede. Tutte le cose sono possibili a colui che crede veramente.” Ed allora Giacomo di Safed pronunciò quelle memorabili parole miste di fede e di dubbio: “Signore, io credo. Ti prego di aiutare la mia incredulità.”

158:5.3 (1757.3) Quando Gesù udì queste parole si fece avanti, e prendendo il ragazzo per mano, disse: “Farò questo in armonia con la volontà di mio Padre ed in onore della fede vivente. Figlio mio, alzati! Esci da lui, spirito disobbediente, e non ritornare in lui.” E ponendo la mano del ragazzo nella mano del padre, Gesù disse: “Va per la tua strada. Il Padre ha esaudito il desiderio della tua anima.” E tutti i presenti, anche i nemici di Gesù, rimasero stupefatti da ciò che avevano visto.

158:5.4 (1757.4) Fu veramente una disillusione per i tre apostoli, che avevano così recentemente goduto l’estasi spirituale delle scene e delle esperienze della trasfigurazione, ritornare così presto su questa scena del fallimento e della sconfitta dei loro compagni apostoli. Ma fu sempre così con questi dodici ambasciatori del regno. Essi non smisero mai di passare dall’esaltazione all’umiliazione nelle loro esperienze di vita.

158:5.5 (1758.1) Questa fu un’autentica guarigione da una doppia afflizione, un’indisposizione fisica ed una malattia spirituale. Ed il ragazzo da quel momento fu guarito per sempre. Quando Giacomo fu partito con suo figlio risanato, Gesù disse: “Ora andiamo a Cesarea di Filippo; preparatevi immediatamente.” Ed essi erano un gruppo silenzioso quando si avviarono verso sud, mentre la folla seguiva da dietro.

6. Nel giardino di Celso

158:6.1 (1758.2) Essi si fermarono per la notte da Celso e quella sera nel giardino, dopo che avevano mangiato e riposato, i dodici si riunirono attorno a Gesù, e Tommaso disse: “Maestro, mentre noi che siamo rimasti indietro ignoriamo ancora ciò che è successo sulla montagna, e che ha entusiasmato così grandemente i nostri fratelli che erano con te, desideriamo ardentemente che tu ci parli del nostro fallimento e che ci istruisci in queste materie, poiché vediamo che quelle cose che sono accadute in montagna non possono esserci rivelate in questo momento.”

158:6.2 (1758.3) E Gesù rispose a Tommaso, dicendo: “Tutto ciò che i vostri fratelli hanno udito sulla montagna vi sarà rivelato a tempo debito. Ma ora vi mostrerò la causa del vostro fallimento in ciò che così incautamente avete tentato di fare. Mentre il vostro Maestro ed i suoi compagni, vostri fratelli, salivano ieri su quella montagna laggiù per cercare una conoscenza più estesa della volontà del Padre e per chiedere di essere maggiormente dotati di saggezza al fine di eseguire efficacemente quella volontà divina, voi che eravate qui ad aspettare con l’istruzione di sforzarvi di acquisire la mente d’intuizione spirituale e di pregare con noi per una rivelazione più completa della volontà del Padre, non siete riusciti ad esercitare la fede che era al vostro comando, ma invece avete ceduto alla tentazione e siete caduti nelle vostre vecchie cattive tendenze di cercare per voi stessi delle posizioni di privilegio nel regno dei cieli — nel regno materiale e temporale che voi persistete ad immaginarvi. E rimanete attaccati a questi concetti errati nonostante la reiterata dichiarazione che il mio regno non è di questo mondo.

158:6.3 (1758.4) “Non appena la vostra fede afferra l’identità del Figlio dell’Uomo, il vostro desiderio egoista di avanzamento terrestre s’insinua in voi, e vi mettete a discutere tra di voi su chi dovrebbe essere il più grande nel regno dei cieli, un regno che, così come insistete a concepirlo, non esiste e non esisterà mai. Non vi ho detto che colui che vorrebbe essere il più grande nel regno della fraternità spirituale di mio Padre deve diventare piccolo ai suoi occhi e divenire così il servitore dei suoi fratelli? La grandezza spirituale consiste in un amore comprensivo simile a quello di Dio e non nel godimento dell’esercizio del potere materiale per l’esaltazione di se stessi. In ciò che avete tentato di fare, ed in cui avete così completamente fallito, il vostro proposito non era puro. Il vostro movente non era divino. Il vostro ideale non era spirituale. La vostra ambizione non era altruistica. Il vostro agire non era fondato sull’amore, e lo scopo che volevate raggiungere non era la volontà del Padre che è nei cieli.

158:6.4 (1758.5) “Quanto tempo vi ci vorrà per capire che non potete abbreviare il corso dei fenomeni naturali stabiliti, salvo quando tali cose sono conformi alla volontà del Padre? Né potete compiere un’opera spirituale in assenza del potere spirituale. E non potete fare nemmeno queste cose, anche quando il loro potenziale è presente, senza l’esistenza di quel terzo fattore umano essenziale, l’esperienza personale di possedere una fede vivente. Dovete avere sempre delle manifestazioni materiali come attrazione per le realtà spirituali del regno? Non riuscite a cogliere il significato spirituale della mia missione senza la dimostrazione visibile di opere straordinarie? Quando si potrà contare che voi aderiate alle realtà spirituali superiori del regno indipendentemente dall’apparenza esteriore di ogni manifestazione materiale?”

158:6.5 (1759.1) Dopo che Gesù ebbe parlato così ai dodici, aggiunse: “Ed ora andate a riposarvi, perché domani ritorneremo a Magadan e vi terremo consiglio sulla nostra missione nelle città e nei villaggi della Decapoli. E a conclusione dell’esperienza di questo giorno, lasciatemi dichiarare a ciascuno di voi ciò che ho detto ai vostri fratelli sulla montagna, e lasciate che queste parole penetrino profondamente nel vostro cuore: il Figlio dell’Uomo entra ora nell’ultima fase del conferimento. Noi stiamo per iniziare quelle opere che porteranno presto alla grande prova finale della vostra fede e devozione quando io sarò messo nelle mani degli uomini che cercano la mia distruzione. Ricordatevi ciò che vi sto dicendo: il Figlio dell’Uomo sarà messo a morte, ma risusciterà.”

158:6.6 (1759.2) Essi si ritirarono per la notte rattristati. Erano confusi; non riuscivano a comprendere queste parole. E mentre avevano paura di porre una sola domanda su quello che egli aveva detto, si ricordarono di tutto ciò dopo la sua risurrezione.

7. La protesta di Pietro

158:7.1 (1759.3) Questo mercoledì mattina presto Gesù e i dodici partirono da Cesarea di Filippo per il Parco di Magadan vicino a Betsaida-Giulia. Gli apostoli avevano dormito molto poco quella notte, così si erano alzati presto ed erano pronti a partire. Anche gli imperturbabili gemelli Alfeo erano rimasti colpiti da questi discorsi sulla morte di Gesù. Viaggiando verso sud, poco oltre le Acque di Merom, essi giunsero sulla strada per Damasco, e desiderando evitare gli Scribi e gli altri che Gesù sapeva sarebbero subito venuti dietro a loro, egli ordinò di proseguire verso Cafarnao per la strada di Damasco che attraversava la Galilea. Ed egli fece questo perché sapeva che quelli che lo seguivano avrebbero preso la strada ad est del Giordano, supponendo che Gesù e gli apostoli temessero di passare per il territorio di Erode Antipa. Gesù cercava di evitare i suoi critici e la folla che lo seguiva per essere solo con i suoi apostoli in questo giorno.

158:7.2 (1759.4) Essi viaggiarono attraverso la Galilea fino a ben oltre l’ora di pranzo, poi si fermarono all’ombra per riposarsi. E dopo che ebbero mangiato, Andrea, parlando a Gesù, disse: “Maestro, i miei fratelli non comprendono le tue massime profonde. Noi siamo giunti a credere pienamente che tu sei il Figlio di Dio, ed ora ascoltiamo queste parole strane di lasciarci, di morire. Noi non comprendiamo il tuo insegnamento. Ci stai parlando in parabole? Ti preghiamo di parlarci chiaramente ed in forma non velata.”

158:7.3 (1759.5) In risposta ad Andrea, Gesù disse: “Fratelli miei, è perché avete confessato che io sono il Figlio di Dio che sono costretto a cominciare a svelarvi la verità sulla fine del conferimento del Figlio dell’Uomo sulla terra. Voi insistete a rimanere attaccati alla credenza che io sono il Messia e non volete abbandonare l’idea che il Messia deve sedere su un trono a Gerusalemme. Per questo io insisto a dirvi che il Figlio dell’Uomo dovrà presto andare a Gerusalemme, soffrire molto, essere respinto dagli Scribi, dagli anziani e dai sommi sacerdoti, e dopo tutto questo essere ucciso e risuscitare dalla morte. E non vi racconto una parabola; vi dico la verità affinché possiate essere preparati per questi avvenimenti quando piomberanno all’improvviso su di noi.” E mentre egli stava ancora parlando, Simon Pietro, slanciandosi con impeto verso di lui, posò la sua mano sulla spalla del Maestro e disse: “Maestro, lungi da noi volerti contraddire, ma io dichiaro che queste cose non ti capiteranno mai.”

158:7.4 (1760.1) Pietro parlò così perché amava Gesù; ma la natura umana del Maestro riconobbe in queste parole d’affetto bene intenzionate il sottile indizio di un tentativo di fargli cambiare la sua linea di condotta di proseguire sino alla fine il suo conferimento terreno conformemente alla volontà di suo Padre del Paradiso. E fu perché scoprì il pericolo di permettere a dei suggerimenti, anche da parte dei suoi amici affezionati e fedeli, di dissuaderlo, che egli si volse verso Pietro e gli altri apostoli dicendo: “Allontanatevi da me. Voi odorate dello spirito dell’avversario, il tentatore. Quando parlate in questo modo voi non siete dalla mia parte, ma piuttosto dalla parte del nostro nemico. In questo modo fate del vostro amore per me una pietra d’inciampo al compimento della volontà del Padre. Non preoccupatevi delle vie degli uomini, ma piuttosto della volontà di Dio.”

158:7.5 (1760.2) Dopo che essi si furono ripresi dal primo shock del pungente rimprovero di Gesù, e prima che riprendessero il loro viaggio, il Maestro disse ancora: “Se qualcuno vuole seguirmi, dimentichi se stesso, si assuma le sue responsabilità quotidiane e mi segua. Perché chiunque vorrà salvare egoisticamente la sua vita, la perderà, ma chiunque perderà la sua vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che profitto ha un uomo di conquistare il mondo intero e di perdere la sua anima? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della vita eterna? Non vergognatevi di me e delle mie parole in questa generazione peccatrice ed ipocrita, come io non mi vergognerò di riconoscervi quando apparirò in gloria davanti a mio Padre in presenza di tutte le schiere celesti. Tuttavia, molti di voi che siete ora qui davanti a me non assaporeranno la morte prima di aver visto questo regno di Dio venire con potenza.”

158:7.6 (1760.3) E Gesù mostrò in tal modo ai dodici il sentiero doloroso e conflittuale che dovevano percorrere se volevano seguirlo. Quale shock furono tali parole per questi pescatori galilei che persistevano nel sognare un regno terrestre con posti d’onore per se stessi! Ma i loro cuori fedeli furono commossi da questo coraggioso appello, e nessuno di loro pensò di abbandonarlo. Gesù non li stava mandando da soli a combattere; li stava guidando. Egli chiese soltanto che lo seguissero coraggiosamente.

158:7.7 (1760.4) Lentamente i dodici afferravano l’idea che Gesù stava dicendo loro qualcosa sulla possibilità della sua morte. Essi comprendevano solo vagamente ciò che diceva sulla sua morte, mentre la sua dichiarazione sulla risurrezione dai morti non riusciva assolutamente a fissarsi nella loro mente. Via via che i giorni passavano, Pietro, Giacomo e Giovanni, ricordando la loro esperienza sul monte della trasfigurazione, arrivarono a comprendere più pienamente alcune di queste materie.

158:7.8 (1760.5) In tutta l’associazione dei dodici con il loro Maestro, soltanto poche volte essi videro quello sguardo splendente e udirono delle parole così vive di rimprovero come quelle che furono rivolte a Pietro e agli altri in questa occasione. Gesù era sempre stato paziente con le loro manchevolezze umane, ma non fu così di fronte alla minaccia imminente contro il suo programma che implicava di eseguire la volontà di suo Padre circa il resto della sua carriera terrena. Gli apostoli rimasero letteralmente storditi; erano stupefatti ed atterriti. Essi non riuscivano a trovare le parole per esprimere il loro dispiacere. Lentamente cominciarono a comprendere ciò che il Maestro doveva soffrire e che essi dovevano passare per queste esperienze con lui, ma non si svegliarono alla realtà di questi avvenimenti futuri che molto tempo dopo queste prime allusioni alla tragedia incombente degli ultimi giorni della sua vita.

158:7.9 (1761.1) Gesù e i dodici partirono in silenzio per il campo al Parco di Magadan, andando per la via di Cafarnao. Durante il pomeriggio, anche se non conversarono con Gesù, essi parlarono molto tra di loro mentre Andrea parlava con il Maestro.

8. A casa di Pietro

158:8.1 (1761.2) Arrivati a Cafarnao al crepuscolo, essi andarono per strade poco frequentate direttamente a casa di Simon Pietro per consumare il loro pasto serale. Mentre Davide Zebedeo si preparava a condurli dall’altra parte del lago, essi si attardarono a casa di Simone, e Gesù, squadrando Pietro e gli altri apostoli, chiese: “Mentre camminavate insieme questo pomeriggio, di che cosa discutevate così animatamente tra di voi?” Gli apostoli tacevano perché molti di loro avevano continuato la discussione iniziata vicino al Monte Hermon su quali posizioni avrebbero occupato nel regno futuro; su chi sarebbe stato il più grande e così via. Gesù, sapendo che cosa aveva occupato i loro pensieri quel giorno, fece un cenno ad uno dei figlioletti di Pietro, e ponendo il bambino tra di loro disse: “In verità, in verità vi dico, se non tornate indietro e non diventate più simili a questo bambino farete pochi progressi nel regno dei cieli. Chiunque si umilierà e diverrà come questo piccolo, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chiunque accoglie un tale piccolo accoglie me. E coloro che accolgono me accolgono anche Colui che mi ha mandato. Se voi volete essere i primi nel regno, cercate di portare queste buone verità ai vostri fratelli nella carne. Ma chiunque induce uno di questi piccoli a peccare, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina al collo e fosse gettato in mare. Se le cose che fate con le vostre mani, o le cose che vedete con i vostri occhi, recano offesa al progresso del regno, sacrificate questi idoli che avete cari, perché è meglio entrare nel regno senza molte delle cose amate della vita piuttosto che aggrapparsi a questi idoli e trovarvi esclusi dal regno. Ma soprattutto badate a non disprezzare nessuno di questi piccoli, perché i loro angeli contemplano sempre il volto delle schiere celesti.”

158:8.2 (1761.3) Quando Gesù ebbe finito di parlare, essi salirono sul battello e fecero vela per Magadan, dall’altra parte del lago.

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