Fascicolo 75 - L’inadempienza di Adamo ed Eva

   
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Il Libro di Urantia

Fascicolo 75

L’inadempienza di Adamo ed Eva

75:0.1 (839.1) DOPO più di cento anni di sforzi su Urantia, Adamo poteva constatare solo dei progressi molto scarsi all’esterno del Giardino; il mondo nel suo complesso non sembrava migliorare molto. La realizzazione del miglioramento della razza appariva molto lontana e la situazione sembrava così disperata da richiedere un qualche rimedio non previsto nei piani originali. Questo almeno è ciò che passava spesso per la mente di Adamo, ed egli si espresse molte volte in tal senso con Eva. Adamo e la sua compagna erano leali, ma erano isolati dai loro simili ed erano estremamente afflitti per la triste condizione del loro mondo.

1. Il problema di Urantia

75:1.1 (839.2) La missione adamica su Urantia, pianeta sperimentale, lacerato dalla ribellione ed isolato, era un’impresa formidabile. Il Figlio e la Figlia Materiali si resero subito conto della difficoltà e della complessità del loro incarico planetario. Ciò nonostante si misero coraggiosamente all’opera per risolvere i loro numerosi problemi. Ma quando si dedicarono al lavoro importantissimo di eliminare gli anormali e i degenerati delle stirpi umane, furono completamente scoraggiati. Essi non vedevano alcun modo per uscire dal dilemma e non potevano consigliarsi con i loro superiori di Jerusem o di Edentia. Erano qui, isolati e confrontati giorno dopo giorno con qualche nuovo e complicato groviglio, con qualche problema che sembrava insolubile.

75:1.2 (839.3) In condizioni normali il primo lavoro di un Adamo e di un’Eva Planetari sarebbe stato la coordinazione e la mescolanza delle razze. Ma su Urantia un tale progetto sembrava quasi senza speranza, perché le razze, pur biologicamente idonee, non erano mai state depurate delle loro stirpi ritardate e difettose.

75:1.3 (839.4) Adamo ed Eva si trovavano su una sfera del tutto impreparata per la proclamazione della fratellanza degli uomini, un mondo che brancolava in tenebre spirituali abiette ed afflitto da una confusione resa peggiore dal fallimento della missione della precedente amministrazione. La mente e la morale erano ad un basso livello, ed invece d’intraprendere il compito per giungere all’unità religiosa essi dovevano ricominciare daccapo il lavoro di conversione degli abitanti alle forme più semplici di credenza religiosa. Invece di trovare un linguaggio pronto per essere adottato, essi dovevano affrontare la confusione mondiale di centinaia e centinaia di dialetti locali. Nessun Adamo di servizio planetario fu mai assegnato ad un mondo più difficile; gli ostacoli sembravano insormontabili ed i problemi al di là della portata delle creature.

75:1.4 (839.5) Essi erano isolati ed il tremendo senso di solitudine che gravava su di loro fu ancor più accresciuto dalla rapida partenza degli amministratori fiduciari Melchizedek. Solo indirettamente, per mezzo degli ordini angelici, essi potevano comunicare con un essere esterno al pianeta. Lentamente il loro coraggio diminuiva, il loro ardore scemava e talvolta la loro fede era prossima a vacillare.

75:1.5 (840.1) Questa è la vera descrizione della costernazione di queste due nobili anime mentre riflettevano sui compiti che dovevano affrontare. Entrambi si rendevano perfettamente conto dell’enorme impresa implicata nell’esecuzione del loro incarico planetario.

75:1.6 (840.2) Probabilmente nessuno dei Figli Materiali di Nebadon aveva mai dovuto affrontare un compito così difficile ed apparentemente disperato come quello di Adamo ed Eva nella penosa situazione di Urantia. Tuttavia, essi avrebbero finito per riuscire se fossero stati più lungimiranti e pazienti. Entrambi, specialmente Eva, erano veramente troppo impazienti; essi non erano disposti ad adattarsi alla lunga, lunga prova di resistenza. Desideravano vedere risultati immediati, e li videro, ma i risultati acquisiti in tal modo si rivelarono i più disastrosi per se stessi e per il loro mondo.

2. Il complotto di Caligastia

75:2.1 (840.3) Caligastia faceva frequenti visite al Giardino e sostenne numerose conversazioni con Adamo ed Eva, i quali furono tuttavia inflessibili davanti a tutte le sue istigazioni al compromesso e alle scorciatoie avventurose. Essi avevano davanti a loro sufficienti risultati della ribellione per essere efficacemente immunizzati contro tutte queste subdole proposte. Nemmeno i giovani discendenti di Adamo furono influenzati dalle proposte di Daligastia. E certamente né Caligastia né il suo associato avevano il potere d’influenzare un individuo contro la sua volontà, ed ancor meno di persuadere i figli di Adamo ad agire male.

75:2.2 (840.4) Si deve ricordare che Caligastia era ancora il Principe Planetario titolare di Urantia, un Figlio sviato ma nondimeno elevato dell’universo locale. Egli non fu definitivamente deposto fino alla venuta di Cristo Micael su Urantia.

75:2.3 (840.5) Ma il Principe decaduto era perseverante e determinato. Egli rinunciò ben presto ad agire su Adamo e decise di tentare un astuto attacco laterale su Eva. Il malvagio concluse che l’unica speranza di successo risiedeva nell’abile impiego di persone qualificate appartenenti ai ceti superiori del gruppo nodita, i discendenti degli antichi associati del suo gruppo corporale. Ed in tal senso furono elaborati i piani per intrappolare la madre della razza viola.

75:2.4 (840.6) Eva non ebbe mai la minima intenzione di fare qualcosa che ostacolasse i piani di Adamo o che mettesse in pericolo il loro incarico di fiducia planetaria. Conoscendo la tendenza della donna a cercare risultati immediati piuttosto che a fare piani lungimiranti per effetti più remoti, i Melchizedek, prima di partire, avevano accuratamente messo in guardia Eva contro i pericoli peculiari che minacciavano la loro posizione isolata sul pianeta e l’avevano avvertita in particolare di non allontanarsi mai dalla linea seguita da suo marito, cioè di non tentare metodi segreti o personali per far progredire le loro imprese comuni. Eva aveva seguito molto scrupolosamente queste istruzioni per più di cento anni, e non aveva mai pensato che un qualche pericolo sarebbe potuto derivare dalle visite sempre più private e confidenziali che stava ricevendo da un capo nodita di nome Serapatatia. Tutta la questione si sviluppò con tale gradualità e naturalezza che essa fu colta alla sprovvista.

75:2.5 (840.7) Gli abitanti del Giardino erano stati in contatto con i Noditi fin dai primi giorni di Eden. Da questi discendenti misti dei membri sviati del personale di Caligastia essi avevano ricevuto un aiuto ed una collaborazione molto preziosi, e per causa loro il regime edenico stava ora andando incontro alla sua rovina completa e alla sua disfatta definitiva.

3. La tentazione di Eva

75:3.1 (841.1) Adamo aveva superato da poco i suoi primi cento anni sulla terra quando Serapatatia, alla morte di suo padre, divenne il capo della confederazione occidentale o siriana delle tribù nodite. Serapatatia era un uomo di colorito bruno, un brillante discendente dell’antico capo della commissione per la salute di Dalamatia, sposatosi con una delle menti femminili più dotate della razza blu di quei tempi lontani. Attraverso tutte le epoche questa stirpe aveva detenuto l’autorità ed esercitato una grande influenza tra le tribù nodite occidentali.

75:3.2 (841.2) Serapatatia aveva fatto parecchie visite al Giardino ed era rimasto profondamente impressionato dalla giustezza della causa di Adamo. Poco dopo aver assunto il comando dei Noditi siriani egli annunciò la sua intenzione di stabilire un’affiliazione con l’opera di Adamo ed Eva nel Giardino. La maggior parte del suo popolo lo seguì in questo programma e Adamo fu confortato dalla notizia che la più potente ed intelligente di tutte le tribù vicine aveva deciso quasi in blocco di appoggiare il suo programma di miglioramento del mondo; ciò era decisamente incoraggiante. Poco dopo questo grande avvenimento Serapatatia ed il suo nuovo stato maggiore furono accolti da Adamo ed Eva nella loro casa.

75:3.3 (841.3) Serapatatia divenne uno dei più capaci ed efficienti luogotenenti di Adamo. Egli era interamente onesto e completamente sincero in tutte le sue attività; non ebbe mai coscienza, nemmeno più tardi, di essere usato come uno strumento secondario dall’astuto Caligastia.

75:3.4 (841.4) Ben presto Serapatatia divenne il co-presidente della commissione edenica per le relazioni tribali, e furono elaborati numerosi piani per una prosecuzione più vigorosa dell’opera intesa a conquistare le tribù lontane alla causa del Giardino.

75:3.5 (841.5) Egli intrattenne numerose conversazioni con Adamo ed Eva — specialmente con Eva — e discussero di molti progetti per migliorare i loro metodi. Un giorno, durante una conversazione con Eva, venne in mente a Serapatatia che sarebbe stato molto utile se, in attesa di reclutare un gran numero di rappresentanti della razza viola, fosse stato fatto nel frattempo qualcosa per l’avanzamento immediato delle tribù arretrate che ne avevano bisogno. Serapatatia sostenne che se i Noditi, la razza più progressiva e cooperativa, avessero avuto un capo originato in parte dalla razza viola, ciò avrebbe costituito un potente vincolo che avrebbe legato più strettamente queste popolazioni al Giardino. E tutto ciò fu seriamente ed onestamente considerato benefico per il mondo poiché tale figlio, che sarebbe stato allevato ed educato nel Giardino, avrebbe esercitato una grande influenza favorevole sul popolo di suo padre.

75:3.6 (841.6) È necessario sottolineare nuovamente che Serapatatia era totalmente onesto e completamente sincero in tutto ciò che propose. Egli non sospettò una sola volta di essere un giocattolo nelle mani di Caligastia e di Daligastia. Serapatatia era interamente fedele al piano che prevedeva di accumulare una forte riserva della razza viola prima di tentare l’elevazione su scala mondiale dei popoli confusi di Urantia. Ma ciò avrebbe richiesto centinaia di anni per compiersi, ed egli era impaziente; voleva vedere risultati immediati — qualcosa nel corso della sua stessa vita. Egli disse chiaramente ad Eva che Adamo era spesso scoraggiato per gli scarsi risultati ottenuti nell’elevazione del mondo.

75:3.7 (841.7) Per più di cinque anni questi piani furono maturati segretamente. Alla fine essi avevano raggiunto uno sviluppo tale che Eva acconsentì ad avere un incontro segreto con Cano, la mente più brillante ed il capo più attivo della vicina colonia di Noditi simpatizzanti. Cano apprezzava molto il regime adamico; infatti egli era il sincero capo spirituale di quei Noditi dei dintorni che favorivano le relazioni amichevoli con il Giardino.

75:3.8 (842.1) L’incontro fatale ebbe luogo durante le ore del crepuscolo di una sera d’autunno, non lontano dalla dimora di Adamo. Eva non aveva mai incontrato prima l’avvenente ed entusiasta Cano — ed egli era uno stupendo esemplare della sopravvivenza del fisico superiore e dell’intelletto rimarchevole dei suoi lontani progenitori del personale del Principe. Anche Cano credeva completamente nella bontà del progetto di Serapatatia. (Fuori del Giardino l’accoppiamento multiplo era una pratica corrente.)

75:3.9 (842.2) Influenzata dall’adulazione, dall’entusiasmo e da una grande persuasione personale, Eva acconsentì seduta stante a lanciarsi nell’impresa a lungo discussa, ad aggiungere il suo piccolo progetto di salvezza del mondo al piano divino più ampio e di più vasta portata. Prima di rendersi completamente conto di quanto stava accadendo, il passo fatale era stato fatto. Tutto era compiuto.

4. La comprensione dell’inadempienza

75:4.1 (842.3) Gli esseri celesti presenti sul pianeta erano in fermento. Adamo si accorse che qualcosa non andava e chiese ad Eva di venire a colloquio con lui nel Giardino. Ed allora, per la prima volta, Adamo ascoltò l’intera storia del piano a lungo maturato per accelerare il progresso del mondo operando simultaneamente in due direzioni: la prosecuzione del piano divino in concomitanza con l’esecuzione del progetto di Serapatatia.

75:4.2 (842.4) Mentre il Figlio e la Figlia Materiali s’intrattenevano così nel Giardino rischiarato dalla luna, “la voce nel Giardino” li rimproverò per la loro disobbedienza. Questa voce altro non era che il mio stesso annuncio alla coppia edenica che essi avevano trasgredito il patto del Giardino; che avevano disobbedito alle istruzioni dei Melchizedek; essi non avevano adempiuto al loro giuramento di fedeltà al sovrano dell’universo.

75:4.3 (842.5) Eva aveva acconsentito a partecipare alla pratica del bene e del male. Il bene è l’esecuzione dei piani divini; il peccato è una trasgressione deliberata della volontà divina; il male è il mancato adattamento ai piani ed il cattivo adeguamento alle tecniche che si traducono in disarmonia universale e in disordine planetario.

75:4.4 (842.6) Ogni volta che la coppia del Giardino aveva mangiato del frutto dell’albero della vita, essi erano stati avvertiti dall’arcangelo custode di astenersi dal cedere ai suggerimenti di Caligastia di congiungere il bene ed il male. Erano stati avvertiti in questi termini: “Il giorno in cui mescolerete il bene ed il male diverrete sicuramente simili al mortali del regno; morirete certamente.”

75:4.5 (842.7) Nella fatale occasione del loro incontro segreto Eva aveva raccontato a Cano di questo avvertimento spesso ripetuto, ma Cano, non conoscendo né l’importanza né il significato di tali ammonimenti, l’aveva assicurata che degli uomini e delle donne con buoni propositi ed intenzioni sincere non potevano fare alcun male; che sicuramente essa non sarebbe morta, ma sarebbe piuttosto vissuta nuovamente nella persona del loro figlio, il quale sarebbe cresciuto per benedire e stabilizzare il mondo.

75:4.6 (842.8) Anche se questo progetto di modificare il piano divino fosse stato concepito ed eseguito con totale sincerità e solo con i nobili motivi concernenti il benessere del mondo, costituiva un male perché rappresentava il modo sbagliato di raggiungere scopi giusti, perché deviava dalla retta via, dal piano divino.

75:4.7 (843.1) È vero, Eva aveva trovato Cano piacevole a vedersi, e comprendeva tutto ciò che il suo seduttore le prometteva per mezzo di “una nuova ed accresciuta conoscenza degli affari umani e di una maggiore comprensione della natura umana che integrava la comprensione della natura adamica”.

75:4.8 (843.2) Io parlai al padre e alla madre della razza viola quella notte nel Giardino come mi competeva in queste tristi circostanze. Ascoltai interamente il racconto di tutto ciò che aveva portato a sbagliare la Madre Eva e diedi ad entrambi degli avvertimenti e dei consigli sulla situazione immediata. Alcuni di questi avvisi essi li seguirono, altri li trascurarono. Questa conversazione figura nei vostri testi come “il Signore Iddio che chiama Adamo ed Eva nel Giardino e chiede: ‘Dove siete?’” Le generazioni successive avevano l’abitudine di attribuire tutto ciò che era insolito e straordinario, sia di ordine fisico che spirituale, direttamente all’intervento personale degli Dei.

5. Le ripercussioni dell’inadempienza

75:5.1 (843.3) La disillusione di Eva fu veramente patetica. Adamo comprese interamente la difficile situazione, e pur abbattuto e con il cuore infranto manifestò solo pietà e simpatia per la sua compagna che aveva sbagliato.

75:5.2 (843.4) Fu nella disperazione della realizzazione del fallimento che Adamo, il giorno dopo il passo falso di Eva, cercò Laotta, la brillante donna nodita che dirigeva le scuole poste ad occidente del Giardino, e commise con premeditazione la stessa follia di Eva. Ma non fraintendete; Adamo non fu sedotto; egli sapeva esattamente quello che faceva; scelse deliberatamente di condividere la sorte di Eva. Egli amava la sua compagna di un affetto superumano, e l’idea della possibilità di una veglia solitaria su Urantia senza di lei era più di quanto poteva sopportare.

75:5.3 (843.5) Quando appresero ciò che era successo ad Eva, gli abitanti infuriati del Giardino divennero ingovernabili; dichiararono guerra ai Noditi insediati nelle vicinanze. Essi uscirono dalle porte di Eden e si precipitarono su questa popolazione impreparata distruggendola completamente — nessun uomo, donna o bambino fu risparmiato. E Cano, il padre di Caino non ancora nato, perì anche lui.

75:5.4 (843.6) Quando si rese conto di quanto era successo, Serapatatia fu preso da costernazione e sopraffatto dalla paura e dal rimorso. Il giorno successivo si gettò nel grande fiume ed annegò.

75:5.5 (843.7) I figli di Adamo cercarono di confortare la loro madre sconvolta mentre il loro padre errò da solo per trenta giorni. Alla fine di quel periodo prevalse il buon senso e Adamo ritornò a casa sua e cominciò a fare dei piani per la loro futura linea di condotta.

75:5.6 (843.8) Le conseguenze delle follie dei genitori malaccorti sono molto spesso condivise dai loro figli innocenti. Gli onesti e nobili figli e figlie di Adamo ed Eva erano sopraffatti dall’indicibile dolore dovuto all’incredibile tragedia che si era abbattuta in modo così improvviso e crudele su di loro. Dopo cinquant’anni i più anziani di questi figli non si erano ancora rimessi dal dispiacere e dal dolore di quei tragici giorni, specialmente dal terrore di quel periodo di trenta giorni durante il quale il loro padre era rimasto lontano dalla famiglia, mentre la loro madre sconvolta ignorava completamente la propria sorte e dove si trovasse.

75:5.7 (843.9) E quegli stessi trenta giorni furono per Eva come lunghi anni di dolore e di patimenti. Questa nobile anima non si riprese mai completamente dagli effetti di quel periodo atroce di sofferenza mentale e di tristezza spirituale. Nessuna fase delle loro privazioni ed avversità materiali successive fu mai paragonabile nella memoria di Eva a quei terribili giorni e a quelle tremende notti di solitudine e d’intollerabile incertezza. Essa apprese del gesto sconsiderato di Serapatatia senza sapere se il suo compagno si fosse ucciso per il dispiacere o fosse stato tolto dal mondo come punizione dell’errore da lei commesso. E quando ritornò Adamo, Eva provò una gioia ed una gratitudine che non furono mai cancellate durante la loro lunga e difficile associazione di vita di duro servizio.

75:5.8 (844.1) Il tempo passava, ma Adamo non fu certo della natura della loro infrazione fino a settanta giorni dopo l’errore di Eva, quando gli amministratori fiduciari Melchizedek ritornarono su Urantia ed assunsero la giurisdizione sugli affari del mondo. Ed allora egli seppe che avevano fallito.

75:5.9 (844.2) Ma altri guai ancora si stavano addensando: la notizia dell’annientamento della colonia nodita vicino ad Eden non tardò a raggiungere le tribù di Serapatatia al nord, e fu riunito subito un grande esercito per marciare sul Giardino. Questo fu l’inizio di una lunga ed accanita guerra tra gli Adamiti e i Noditi, perché le ostilità proseguirono a lungo anche dopo che Adamo ed i suoi seguaci emigrarono nel secondo giardino nella valle dell’Eufrate. Ci fu un’intensa e prolungata “inimicizia tra quest’uomo e la donna, tra il seme di lui ed il seme di lei”.

6. Adamo ed Eva lasciano il Giardino

75:6.1 (844.3) Quando Adamo seppe che i Noditi erano in marcia, chiese consiglio ai Melchizedek, ma essi rifiutarono di assisterlo, limitandosi a dirgli di agire come riteneva più opportuno e promettendo la loro collaborazione amichevole, in ogni modo possibile, in qualunque linea di condotta avesse scelto. Ai Melchizedek era stato proibito d’interferire nei piani personali di Adamo ed Eva.

75:6.2 (844.4) Adamo sapeva che lui ed Eva avevano fallito. La presenza degli amministratori fiduciari Melchizedek glielo manifestava, anche se non sapeva ancora nulla del loro status personale né della loro sorte futura. Egli tenne una riunione, durata tutta la notte, con circa milleduecento seguaci fedeli che s’impegnarono a seguire il loro capo, e l’indomani a mezzogiorno questi pellegrini se ne andarono da Eden in cerca di nuove dimore. Adamo non aveva alcuna simpatia per la guerra e di conseguenza preferì abbandonare il primo giardino ai Noditi senza opporre resistenza.

75:6.3 (844.5) La carovana edenica fu fermata il terzo giorno dopo la sua uscita dal Giardino dall’arrivo dei trasporti serafici proveniente da Jerusem. E per la prima volta Adamo ed Eva furono informati su ciò che sarebbe stato dei loro figli. Mentre i trasporti si tenevano pronti, ai figli che erano giunti all’età della scelta (vent’anni) fu concessa l’opzione di restare su Urantia con i loro genitori o di divenire pupilli degli Altissimi di Norlatiadek. Due terzi scelsero di andare su Edentia; quasi un terzo decise di restare con i loro genitori. Tutti i figli che non erano in età di scegliere furono portati su Edentia. Nessuno avrebbe potuto assistere alla penosa separazione di questo Figlio e Figlia Materiali dai propri figli senza comprendere che la via dei trasgressori è ardua. Questi discendenti di Adamo ed Eva sono ora su Edentia; noi non sappiamo quali provvedimenti saranno presi per loro.

75:6.4 (844.6) Fu una ben triste carovana quella che si preparò a proseguire il viaggio. Niente avrebbe potuto essere più tragico! Essere venuti su un mondo con così tante speranze, essere stati accolti sotto così favorevoli auspici, e poi andarsene da Eden in disgrazia e perdere quasi tre quarti dei loro figli prima ancora di aver trovato un nuovo luogo in cui abitare!

7. La degradazione di Adamo ed Eva

75:7.1 (845.1) Fu mentre la carovana edenica faceva una sosta che Adamo ed Eva furono informati sulla natura della loro trasgressione e furono avvertiti della loro sorte. Gabriele apparve per pronunciare il giudizio. E questo fu il verdetto: l’Adamo e l’Eva Planetari di Urantia sono giudicati inadempienti; essi hanno violato il patto del loro incarico di fiducia come sovrani di questo mondo abitato.

75:7.2 (845.2) Anche se abbattuti dal loro senso di colpa, Adamo ed Eva furono grandemente confortati dall’annuncio che i loro giudici su Salvington li avevano assolti da ogni accusa di aver “oltraggiato il governo dell’universo”. Essi non erano stati ritenuti colpevoli di ribellione.

75:7.3 (845.3) La coppia edenica fu informata che si era degradata allo status dei mortali del regno; fu loro detto che oramai dovevano condursi come un uomo e una donna di Urantia, che dovevano guardare al futuro delle razze del mondo come al loro stesso futuro.

75:7.4 (845.4) Molto prima che Adamo ed Eva lasciassero Jerusem, i loro istruttori avevano pienamente spiegato loro le conseguenze di ogni deviazione vitale dai piani divini. Io li avevo personalmente e ripetutamente avvertiti, sia prima sia dopo il loro arrivo su Urantia, che la riduzione allo status della carne mortale sarebbe stato il risultato certo, la punizione sicura, che avrebbe infallibilmente accompagnato una mancanza nell’esecuzione della loro missione planetaria. Ma per una chiara comprensione delle conseguenze derivate dall’errore di Adamo ed Eva è indispensabile una comprensione dello status d’immortalità dell’ordine materiale di filiazione.

75:7.5 (845.5) 1. Adamo ed Eva, come i loro simili su Jerusem, mantenevano uno status d’immortalità grazie all’associazione intellettuale con il circuito di gravità mentale dello Spirito. Quando questo sostegno vitale è interrotto dalla disgiunzione mentale, allora, qualunque sia il livello spirituale d’esistenza della creatura, lo status d’immortalità è perduto. Lo status mortale seguito dalla dissoluzione fisica era la conseguenza inevitabile dell’errore intellettuale di Adamo ed Eva.

75:7.6 (845.6) 2. Il Figlio e la Figlia Materiali di Urantia, essendo anche personalizzati nelle sembianze della carne mortale di questo mondo, dipendevano inoltre dal mantenimento di un doppio sistema circolatorio, uno derivato dalla loro natura fisica, l’altro dalla superenergia contenuta nel frutto dell’albero della vita. L’arcangelo conservatore dell’albero aveva sempre avvertito Adamo ed Eva che una mancanza alla fiducia sarebbe culminata nella degradazione di status, e l’accesso a questa fonte d’energia fu loro negato a seguito del loro errore.

75:7.7 (845.7) Caligastia era riuscito ad intrappolare Adamo ed Eva, ma non aveva realizzato il suo disegno di coinvolgerli in un’aperta ribellione contro il governo dell’universo. Ciò che essi avevano fatto era veramente male, ma non furono mai colpevoli di aver oltraggiato la verità, né di essersi deliberatamente ribellati contro il giusto governo del Padre Universale e del suo Figlio Creatore.

8. La cosiddetta caduta dell’uomo

75:8.1 (845.8) Adamo ed Eva caddero dal loro stato superiore di filiazione materiale alla bassa condizione dell’uomo mortale. Ma questa non fu la caduta dell’uomo. La razza umana è stata elevata malgrado le conseguenze immediate dell’errore adamico. Anche se il piano divino del dono della razza viola ai popoli di Urantia fallì, le razze mortali hanno tratto enorme profitto dal contributo limitato che Adamo ed i suoi discendenti portarono alle razze di Urantia.

75:8.2 (846.1) Non c’è stata alcuna “caduta dell’uomo”. La storia della razza umana è un’evoluzione progressiva, ed il conferimento adamico ha lasciato i popoli del mondo grandemente migliorati rispetto alla loro condizione biologica precedente. Le stirpi superiori di Urantia contengono ora dei fattori ereditari derivati da almeno quattro fonti distinte: andonita, sangik, nodita e adamica.

75:8.3 (846.2) Adamo non dovrebbe essere considerato come la causa di una maledizione sulla razza umana. Anche se egli fallì nell’esecuzione del piano divino, anche se trasgredì il suo patto con la Deità, anche se lui e la sua compagna furono veramente degradati allo status di creature, nonostante tutto ciò il loro apporto alla razza umana contribuì molto al progresso della civiltà su Urantia.

75:8.4 (846.3) Nel valutare i risultati della missione adamica sul vostro mondo, la giustizia esige che si riconosca la condizione del pianeta. Adamo fu posto di fronte ad un compito quasi disperato quando, con la sua bella compagna, fu trasportato da Jerusem su questo mondo oscuro e confuso. Ma se avessero seguito il consiglio dei Melchizedek e dei loro associati, e se fossero stati più pazienti, essi alla fine avrebbero avuto successo. Ma Eva ascoltò la propaganda insidiosa per la libertà personale e l’indipendenza planetaria nell’agire. Essa fu indotta a fare un esperimento con il plasma vitale dell’ordine materiale di filiazione, nel senso che permise a questa fiducia vivente di mescolarsi prematuramente con quella dell’ordine già misto del modello originale dei Portatori di Vita, che era stato precedentemente combinato con quello degli esseri riproduttori un tempo aggregati al personale del Principe Planetario.

75:8.5 (846.4) Nel corso di tutta la vostra ascensione al Paradiso non guadagnerete mai niente tentando impazientemente di aggirare il piano divino stabilito per mezzo di scorciatoie, d’invenzioni personali o di altri espedienti per migliorare la via della perfezione, verso la perfezione e per la perfezione eterna.

75:8.6 (846.5) Tutto sommato probabilmente non c’è mai stato in nessun pianeta di Nebadon un fallimento della saggezza più scoraggiante. Ma non c’è da sorprendersi che questi passi falsi avvengano negli affari degli universi in evoluzione. Noi facciamo parte di una creazione gigantesca e non è strano che non tutto vada alla perfezione; il nostro universo non è stato creato perfetto. La perfezione è la nostra meta eterna, non la nostra origine.

75:8.7 (846.6) Se questo fosse un universo meccanicistico, se la Prima Grande Sorgente e Centro fosse soltanto una forza e non anche una personalità, se tutta la creazione fosse un’immensa aggregazione di materia fisica dominata da leggi precise caratterizzate da azioni dell’energia invariabili, allora la perfezione potrebbe prevalere anche senza che lo status dell’universo fosse completato. Non ci sarebbe alcun dissenso; non ci sarebbe alcuna frizione. Ma nel nostro universo in evoluzione di perfezione e d’imperfezione relative noi ci rallegriamo che siano possibili dissensi e malintesi, perché in tal modo si evidenzia il fatto e l’azione della personalità nell’universo. E se la nostra creazione è un’esistenza dominata dalla personalità, allora potete essere certi della possibilità della sopravvivenza, del progresso e della realizzazione della personalità; noi possiamo avere fiducia nella crescita, nell’esperienza e nell’avventura della personalità. Quale glorioso universo in quanto è personale e progressivo, non semplicemente meccanico oppure passivamente perfetto!

75:8.8 (846.7) [Presentato da Solonia, la serafica “voce nel Giardino”.]

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