Fascicolo 193 - Apparizioni finali ed ascensione

   
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Il Libro di Urantia

Fascicolo 193

Apparizioni finali ed ascensione

193:0.1 (2052.1) LA SEDICESIMA manifestazione morontiale di Gesù avvenne venerdì 5 maggio nel cortile di Nicodemo verso le nove di sera. Quella sera i credenti di Gerusalemme avevano fatto il loro primo tentativo di riunirsi dopo la risurrezione. In questo momento si trovavano qui riuniti gli undici apostoli, il corpo delle donne e le loro associate, ed una cinquantina di altri discepoli eminenti del Maestro, incluso un certo numero di Greci. Questo gruppo di credenti si era intrattenuto amichevolmente per più di mezz’ora quando, improvvisamente, apparve il Maestro morontiale in piena vista e cominciò immediatamente ad istruirli. Gesù disse:

193:0.2 (2052.2) “La pace sia su di voi. Questo è il gruppo di credenti più rappresentativo — apostoli e discepoli, uomini e donne — al quale sono apparso dopo la mia liberazione dalla carne. Io vi chiamo ora a testimoniare che vi avevo detto in anticipo che il mio soggiorno tra voi doveva finire; vi ho detto che dovevo presto tornare dal Padre. E poi vi avevo detto chiaramente che i capi dei sacerdoti e i dirigenti degli Ebrei mi avrebbero consegnato per essere messo a morte, e che sarei risuscitato. Perché, allora, vi siete lasciati talmente turbare da tutte queste cose quando sono avvenute? E perché siete rimasti così sorpresi quando sono risuscitato il terzo giorno? Voi non mi avete creduto perché avete ascoltato le mie parole senza comprenderne il significato.

193:0.3 (2052.3) “Ed ora dovreste prestare ascolto alle mie parole per non commettere di nuovo l’errore di ascoltare il mio insegnamento con la mente mentre nel vostro cuore non ne comprendete il significato. Dall’inizio del mio soggiorno come uno di voi, vi ho insegnato che il mio unico proposito era di rivelare mio Padre che è nei cieli ai suoi figli sulla terra. Ho vissuto il conferimento di rivelare Dio affinché possiate fare l’esperienza della carriera di conoscere Dio. Ho rivelato Dio come vostro Padre che è nei cieli; ho rivelato voi come figli di Dio sulla terra. È un fatto che Dio ama voi, suoi figli. Per mezzo della fede nelle mie parole questo fatto diviene una verità eterna e vivente nel vostro cuore. Se per mezzo della fede vivente voi divenite divinamente coscienti di Dio, allora siete nati dallo spirito quali figli della luce e della vita, anche della vita eterna grazie alla quale ascenderete l’universo degli universi e giungerete all’esperienza di trovare Dio il Padre in Paradiso.

193:0.4 (2052.4) “Io vi esorto a ricordarvi sempre che la vostra missione tra gli uomini è di proclamare il vangelo del regno — la realtà della paternità di Dio e la verità della filiazione dell’uomo. Proclamate tutta la verità della buona novella, non solo una parte del vangelo salvifico. Il vostro messaggio non è cambiato dall’esperienza della mia risurrezione. La filiazione con Dio, per mezzo della fede, resta la verità salvifica del vangelo del regno. Voi andrete a predicare l’amore di Dio ed il servizio dell’uomo. Ciò che il mondo ha maggior bisogno di conoscere è che gli uomini sono i figli di Dio e che mediante la fede essi possono effettivamente realizzare questa verità nobilitante e farne l’esperienza quotidiana. Il mio conferimento dovrebbe aiutare tutti gli uomini a sapere che sono i figli di Dio, ma tale conoscenza non sarà sufficiente se essi non afferreranno personalmente per mezzo della fede la verità salvifica che sono i figli spirituali viventi del Padre eterno. Il vangelo del regno concerne l’amore del Padre ed il servizio dei suoi figli sulla terra.

193:0.5 (2053.1) “Qui, tra voi, vi partecipate la conoscenza che io sono risuscitato dalla morte, ma ciò non è strano. Io ho il potere di abbandonare la mia vita e di riprenderla; il Padre dona tale potere ai suoi Figli Paradisiaci. Voi dovreste piuttosto essere eccitati nel vostro cuore dal sapere che i morti di un’era hanno iniziato l’ascensione eterna poco dopo che io ho lasciato la nuova tomba di Giuseppe. Io ho vissuto la mia vita nella carne per mostrarvi come voi potete, mediante il servizio amorevole, divenire rivelatori di Dio ai vostri simili proprio come, amandovi e servendovi, io sono divenuto un rivelatore di Dio a voi. Io ho vissuto tra di voi come Figlio dell’Uomo affinché voi, e tutti gli altri uomini, possiate sapere che siete tutti in verità i figli di Dio. Perciò, andate ora in tutto il mondo a predicare questo vangelo del regno dei cieli a tutti gli uomini. Amate tutti gli uomini come io ho amato voi; servite i vostri simili mortali come io ho servito voi. Voi avete ricevuto liberalmente, donate liberalmente. Restate qui a Gerusalemme soltanto mentre io vado dal Padre e fino a che vi manderò lo Spirito della Verità. Egli vi condurrà nella verità ampliata, ed io verrò con voi in tutto il mondo. Io sono con voi sempre, e lascio con voi la mia pace.”

193:0.6 (2053.2) Dopo che il Maestro ebbe parlato loro, scomparve dalla loro vista. Venne quasi l’alba prima che questi credenti si disperdessero; essi rimasero insieme tutta la notte, discutendo con calore gli avvertimenti del Maestro e meditando su tutto ciò che era accaduto loro. Giacomo Zebedeo ed altri apostoli raccontarono anche le loro esperienze con il Maestro morontiale in Galilea ed esposero come egli era apparso loro tre volte.

1. L’apparizione a Sicar

193:1.1 (2053.3) Sabato 13 maggio, verso le quattro del pomeriggio, il Maestro apparve a Nalda e a circa settantacinque credenti samaritani vicino al pozzo di Giacobbe, a Sicar. I credenti avevano l’abitudine di riunirsi in questo luogo, vicino a dove Gesù aveva parlato a Nalda dell’acqua di vita. In questo giorno, appena essi avevano finito di discutere la notizia della risurrezione, Gesù apparve improvvisamente davanti a loro dicendo:

193:1.2 (2053.4) “La pace sia su di voi. Voi vi rallegrate di sapere che io sono la risurrezione e la vita, ma ciò non vi servirà a nulla se non siete prima nati dallo spirito eterno, che vi porterà a possedere, per mezzo della fede, il dono della vita eterna. Se voi siete i figli per fede di mio Padre non morirete mai; non perirete. Il vangelo del regno vi ha insegnato che tutti gli uomini sono figli di Dio. E questa buona novella concernente l’amore del Padre celeste per i suoi figli terreni deve essere portata a tutto il mondo. È giunto il momento di non adorare Dio né sul Garizim né a Gerusalemme, ma dove siete, come siete, in spirito ed in verità. È la vostra fede che salva la vostra anima. La salvezza è il dono di Dio a tutti coloro che credono di essere figli suoi. Ma non ingannatevi; benché la salvezza sia il dono gratuito di Dio e sia effuso su tutti coloro che lo accettano per fede, ne segue l’esperienza di portare i frutti di questa vita spirituale qual è vissuta nella carne. L’accettazione della dottrina della paternità di Dio implica che voi accettiate apertamente anche la verità associata della fratellanza degli uomini. E se un uomo è vostro fratello, egli è ancora più che il vostro prossimo, che il Padre esige voi amiate come voi stessi. Il vostro fratello, essendo della vostra stessa famiglia, non lo amerete soltanto con affetto familiare, ma lo servirete anche come servireste voi stessi. E voi amerete e servirete così vostro fratello perché, essendo miei fratelli, siete stati amati e serviti così da me. Andate, dunque, in tutto il mondo a proclamare questa buona novella a tutte le creature di ogni razza, tribù e nazione. Il mio spirito vi precederà, ed io sarò sempre con voi.”

193:1.3 (2054.1) Questi Samaritani furono grandemente stupefatti da questa apparizione del Maestro, e partirono subito per le città ed i villaggi vicini, dove diffusero la notizia che avevano visto Gesù e che egli aveva parlato loro. E questa fu la diciassettesima apparizione morontiale del Maestro.

2. L’apparizione in Fenicia

193:2.1 (2054.2) La diciottesima apparizione morontiale del Maestro avvenne a Tiro, martedì 16 maggio, poco prima delle nove di sera. Egli apparve di nuovo al termine di una riunione di credenti, mentre essi stavano per separarsi, dicendo:

193:2.2 (2054.3) “La pace sia su di voi. Voi vi rallegrate di sapere che il Figlio dell’Uomo è risuscitato dalla morte perché sapete con ciò che anche voi e i vostri fratelli sopravviverete alla morte mortale. Ma tale sopravvivenza dipende dal fatto che siate prima nati dallo spirito per cercare la verità e trovare Dio. Il pane della vita e l’acqua della vita sono dati soltanto a coloro che hanno fame di verità e sete di giustizia — di Dio. Il fatto che i morti risuscitino non è il vangelo del regno. Queste grandi verità e questi fatti universali sono tutti legati a questo vangelo perché fanno parte del risultato di credere alla buona novella, e sono inclusi nell’esperienza successiva di coloro che, per mezzo della fede, divengono di fatto e in verità i figli perpetui del Dio eterno. Mio Padre mi ha mandato nel mondo a proclamare questa salvezza della filiazione a tutti gli uomini. E così io mando voi lontano a predicare questa salvezza della filiazione. La salvezza è il dono spontaneo di Dio, ma coloro che sono nati dallo spirito cominceranno immediatamente a mostrare i frutti dello spirito nel servizio amorevole verso i loro simili creature. Ed i frutti dello spirito divino che sono prodotti nella vita dei mortali nati dallo spirito e che conoscono Dio sono: servizio amorevole, devozione disinteressata, fedeltà coraggiosa, sincera equità, onestà illuminata, speranza eterna, fiducia senza sospetti, ministero di misericordia, bontà inesauribile, tolleranza comprensiva e pace duratura. Se dei credenti professati non portano questi frutti dello spirito divino nella loro vita, sono morti; lo Spirito della Verità non è in loro; essi sono dei tralci inutili della vite vivente e saranno presto tagliati. Mio Padre chiede ai figli della fede di portare molti frutti dello spirito. Se quindi voi non portate frutti, egli scaverà attorno alle vostre radici e taglierà i vostri tralci improduttivi. Voi dovete produrre sempre più i frutti dello spirito via via che progredite verso il cielo nel regno di Dio. Voi potete entrare nel regno come dei bambini, ma il Padre esige che cresciate, per mezzo della grazia, fino alla completa statura di adulti spirituali. E quando andrete lontano a proclamare a tutte le nazioni la buona novella di questo vangelo, io vi precederò, ed il mio Spirito della Verità dimorerà nel vostro cuore. Lascio con voi la mia pace.”

193:2.3 (2054.4) E poi il Maestro scomparve dalla loro vista. Il giorno successivo partirono da Tiro coloro che portarono questa storia a Sidone ed anche ad Antiochia e a Damasco. Gesù era stato con questi credenti quando era nella carne, ed essi lo riconobbero subito quando egli cominciò ad insegnare loro. Anche se i suoi amici non riuscivano a riconoscere prontamente la sua forma morontiale quando si rendeva visibile, non erano mai lenti ad identificare la sua personalità quando egli parlava loro.

3. L’ultima apparizione a Gerusalemme

193:3.1 (2055.1) Giovedì mattina presto, 18 maggio, Gesù fece la sua ultima apparizione sulla terra come personalità morontiale. Mentre gli undici apostoli stavano per sedersi a colazione nella stanza al piano superiore della casa di Maria Marco, Gesù apparve loro e disse:

193:3.2 (2055.2) “La pace sia su di voi. Vi ho chiesto di rimanere qui a Gerusalemme fino alla mia ascensione al Padre, e fino a quando vi manderò lo Spirito della Verità, che sarà presto sparso su tutta la carne e che vi conferirà un potere dall’alto.” Simone Zelota interruppe Gesù chiedendo: “Allora, Maestro, ristabilirai il regno e vedremo la gloria di Dio manifestata sulla terra?” Quando Gesù ebbe ascoltato la domanda di Simone, rispose: “Simone, tu resti ancora attaccato alle tue vecchie idee sul Messia degli Ebrei e sul regno materiale. Ma riceverai un potere spirituale dopo che lo spirito sarà disceso su di te, e andrai subito nel mondo intero a predicare questo vangelo del regno. Come il Padre ha mandato me nel mondo, così io mando voi. Io desidero che vi amiate e che abbiate fiducia l’uno nell’altro. Giuda non è più con voi perché il suo amore si era raffreddato e perché rifiutava di aver fiducia in voi, suoi fratelli leali. Non avete letto nelle Scritture dov’è scritto: ‘Non è bene per l’uomo essere solo. Nessuno vive per se stesso’? Ed anche dov’è detto: ‘Chi vuole avere degli amici deve mostrarsi amichevole’? Ed io non vi ho mandato ad insegnare a due a due affinché non vi sentiste soli e non cadeste nei mali e nelle sofferenze dell’isolamento? Voi sapete bene anche che, mentre ero nella carne, non mi sono mai permesso di restare da solo per lunghi periodi. Fin dall’inizio della nostra associazione ho sempre avuto due o tre di voi costantemente accanto a me o nelle vicinanze, anche quando comunicavo con il Padre. Abbiate fiducia, quindi, e confidate l’uno nell’altro. Tutto ciò è tanto più necessario oggi che sto per lasciarvi soli nel mondo. L’ora è venuta; io sono sul punto di andare dal Padre.”

193:3.3 (2055.3) Dopo aver parlato, egli fece loro segno di seguirlo, e li condusse sul Monte degli Olivi, dove diede loro i suoi saluti di addio preliminari alla sua partenza da Urantia. Questo tragitto fino all’Oliveto fu solenne. Nessuna parola fu pronunciata da alcuno di loro da quando lasciarono la stanza al piano superiore fino al momento in cui Gesù si fermò con loro sul Monte degli Olivi.

4. Le cause della rovina di Giuda

193:4.1 (2055.4) Fu nella prima parte del messaggio di addio del Maestro ai suoi apostoli che egli fece allusione alla perdita di Giuda e rilevò la tragica sorte del loro compagno di lavoro traditore come un solenne avvertimento contro i pericoli dell’isolamento sociale e fraterno. Può essere utile per i credenti, in questa era e nelle ere future, ripassare brevemente le cause della rovina di Giuda alla luce delle osservazioni del Maestro e dei chiarimenti accumulati nei secoli successivi.

193:4.2 (2055.5) Se consideriamo retrospettivamente questa tragedia, concepiamo che Giuda ha agito male, in primo luogo perché era molto marcatamente una personalità isolata, una personalità chiusa e lontana dai contatti sociali ordinari. Egli rifiutò persistentemente di confidarsi con i suoi compagni apostoli o di fraternizzare apertamente con loro. Ma il fatto che fosse un tipo isolato di personalità non avrebbe causato di per sé un tale disastro per Giuda se non fosse stato che egli mancò anche di crescere in amore e in grazia spirituale. E poi, quasi a rendere peggiore una cosa cattiva, egli covò persistentemente del rancore e nutrì dei nemici psicologici quali la vendetta e il desiderio generalizzato di “vendicarsi” con qualcuno per tutte le sue delusioni.

193:4.3 (2056.1) Questa sfortunata combinazione di peculiarità individuali e di tendenze mentali concorse a distruggere un uomo ben intenzionato che non era riuscito a soggiogare questi mali con l’amore, la fede e la fiducia. Che Giuda non dovesse necessariamente fallire è ben dimostrato dai casi di Tommaso e Natanaele, entrambi afflitti dallo stesso tipo di sospetto e di eccessiva tendenza all’individualismo. Anche Andrea e Matteo avevano forti propensioni in questa direzione; ma tutti questi uomini, con il passare del tempo, accrebbero e non diminuirono l’amore per Gesù e per i loro compagni apostoli. Essi crebbero in grazia e in conoscenza della verità. Essi divennero sempre più fiduciosi verso i loro fratelli e svilupparono lentamente l’attitudine a confidarsi con i loro compagni. Giuda rifiutò con persistenza di confidarsi con i suoi fratelli. Quando era costretto, per l’accumulo dei suoi conflitti emozionali, a cercare sollievo in uno sfogo, egli andava invariabilmente a chiedere il consiglio e a ricevere l’incauta consolazione dei suoi parenti non inclini allo spirito, o di quelle conoscenze occasionali che erano o indifferenti o addirittura ostili al benessere e al progresso delle realtà spirituali del regno dei cieli, di cui egli era uno dei dodici ambasciatori consacrati sulla terra.

193:4.4 (2056.2) Giuda incontrò la sconfitta nelle sue battaglie della lotta terrena a causa dei seguenti fattori concernenti le sue tendenze personali e le sue debolezze di carattere:

193:4.5 (2056.3) 1. Egli era un tipo di essere umano solitario. Era altamente individualista e scelse di crescere come un inveterato tipo di persona “chiusa” e asociale.

193:4.6 (2056.4) 2. Da ragazzo la vita gli era stata resa troppo facile. Egli si risentiva aspramente se era contrastato. Pretendeva sempre di vincere; non sapeva assolutamente perdere.

193:4.7 (2056.5) 3. Egli non acquisì mai una tecnica filosofica per affrontare la delusione. Invece di accettare le delusioni come un avvenimento normale e corrente dell’esistenza umana, ricorreva infallibilmente alla pratica di biasimare qualcuno in particolare, o i suoi associati collettivamente, per tutte le sue difficoltà e le sue delusioni personali.

193:4.8 (2056.6) 4. Egli aveva tendenza a serbare rancore; nutriva sempre idee di vendetta.

193:4.9 (2056.7) 5. Egli non amava affrontare apertamente i fatti; era disonesto nel suo comportamento verso le situazioni della vita.

193:4.10 (2056.8) 6. Detestava discutere i suoi problemi personali con i suoi associati immediati; rifiutava di parlare delle sue difficoltà con i suoi veri amici e con coloro che l’amavano realmente. In tutti gli anni della loro associazione egli non andò una sola volta dal Maestro con un problema puramente personale.

193:4.11 (2056.9) 7. Egli non imparò mai che le ricompense reali di una vita nobile sono, dopotutto, dei premi spirituali che non sono sempre distribuiti durante questa sola breve vita nella carne.

193:4.12 (2056.10) Come risultato del persistente isolamento della sua personalità, le sue lagnanze si moltiplicarono, i suoi dispiaceri si accrebbero, le sue ansietà aumentarono e la sua disperazione raggiunse una profondità quasi insopportabile.

193:4.13 (2057.1) Anche se questo apostolo egocentrico e ultraindividualista ebbe molte afflizioni psichiche, emotive e spirituali, le sue maggiori difficoltà erano che: come personalità era isolato; mentalmente era sospettoso ed astioso; per temperamento era scontroso e vendicativo; emotivamente era senza amore ed implacabile; socialmente non era disponibile ed era quasi totalmente indipendente; in spirito divenne arrogante ed egoisticamente ambizioso; nella vita ignorava coloro che l’amavano, e nella morte non ebbe amici.

193:4.14 (2057.2) Questi, dunque, sono i fattori mentali e le influenze negative che, prese nel loro insieme, spiegano perché un credente in Gesù un tempo ben intenzionato e sincero, anche dopo parecchi anni d’intima associazione con questa personalità trasformatrice, abbandonò i suoi compagni, ripudiò una causa sacra, rinunciò alla sua santa vocazione e tradì il suo divino Maestro.

5. L’ascensione del Maestro

193:5.1 (2057.3) Erano quasi le sette e mezzo di questo giovedì mattina, 18 maggio, quando Gesù arrivò sul versante occidentale del Monte Oliveto con i suoi undici apostoli silenziosi ed un po’ sconcertati. Da questo luogo, a circa due terzi di strada dalla vetta, essi potevano vedere lontano Gerusalemme e sotto di loro Getsemani. Gesù si preparò ora a dare i suoi ultimi saluti di addio agli apostoli prima di lasciare Urantia. Mentre egli stava là davanti a loro, senza che glielo avesse ordinato essi s’inginocchiarono in cerchio attorno a lui, e il Maestro disse:

193:5.2 (2057.4) “Vi ho chiesto di rimanere a Gerusalemme fino a che foste dotati di potere dall’alto. Io sono ora sul punto di lasciarvi; sto per ascendere a mio Padre, e presto, molto presto, noi manderemo a questo mondo dove ho soggiornato lo Spirito della Verità. E quando egli sarà venuto, voi comincerete la nuova proclamazione del vangelo del regno, prima a Gerusalemme e poi sino alle parti più lontane del mondo. Amate gli uomini con l’amore con cui io ho amato voi e servite i vostri simili mortali come io ho servito voi. Mediante i frutti spirituali della vostra vita spingete le anime a credere la verità che l’uomo è un figlio di Dio e che tutti gli uomini sono fratelli. Ricordatevi di tutto ciò che vi ho insegnato e della vita che ho vissuto tra di voi. Il mio amore vi copre con la sua ombra, il mio spirito abiterà in voi e la mia pace dimorerà su di voi. Addio.”

193:5.3 (2057.5) Dopo che il Maestro morontiale ebbe parlato così, scomparve dalla loro vista. Questa cosiddetta ascensione di Gesù non fu in alcun senso differente dalle altre sue scomparse dalla vista mortale durante i quaranta giorni della sua carriera morontiale su Urantia.

193:5.4 (2057.6) Il Maestro andò su Edentia passando per Jerusem, dove gli Altissimi, sotto la sorveglianza del Figlio del Paradiso, liberarono Gesù di Nazaret dallo stato morontiale e, attraverso i canali spirituali dell’ascensione, lo ristabilirono nello status di filiazione paradisiaca e di sovranità suprema su Salvington.

193:5.5 (2057.7) Erano circa le sette e quarantacinque di questa mattina quando il Gesù morontiale scomparve dal campo d’osservazione dei suoi undici apostoli per iniziare l’ascensione alla destra di suo Padre, per ricevervi la conferma ufficiale del completamento della sua sovranità sull’universo di Nebadon.

6. Pietro convoca una riunione

193:6.1 (2057.8) Agendo secondo le istruzioni di Pietro, Giovanni Marco ed altri andarono a convocare i discepoli più eminenti per una riunione a casa di Maria Marco. Alle dieci e mezzo centoventi dei principali discepoli di Gesù che vivevano a Gerusalemme si erano riuniti per ascoltare il resoconto del messaggio di addio del Maestro e per sapere della sua ascensione. In questo gruppo si trovava Maria la madre di Gesù. Essa era ritornata a Gerusalemme con Giovanni Zebedeo quando gli apostoli tornarono dal loro recente soggiorno in Galilea. Poco dopo la Pentecoste essa tornò a casa di Salomè a Betsaida. Giacomo, il fratello di Gesù, era anche lui presente a questa riunione, la prima dei discepoli del Maestro ad essere convocata dopo la fine della sua carriera planetaria.

193:6.2 (2058.1) Simon Pietro s’incaricò di parlare a nome dei suoi compagni apostoli e fece un resoconto appassionante dell’ultimo incontro degli undici con il loro Maestro, e descrisse nella maniera più toccante il saluto di addio finale del Maestro e la sua scomparsa per l’ascensione. Non c’era mai stata prima una riunione simile in questo mondo. Questa parte della riunione durò meno di un’ora. Pietro spiegò poi che essi avevano deciso di scegliere un successore a Giuda Iscariota, e che vi sarebbe stata una pausa per consentire agli apostoli di decidere tra due uomini che erano stati proposti per questo posto, Mattia e Giusto.

193:6.3 (2058.2) Gli undici apostoli scesero allora al pianterreno, dove si accordarono di trarre a sorte per determinare quale di questi uomini sarebbe divenuto apostolo per servire al posto di Giuda. La sorte cadde su Mattia, ed egli fu proclamato il nuovo apostolo. Egli fu debitamente insediato nel suo incarico e poi nominato tesoriere. Ma Mattia partecipò poco alle attività successive degli apostoli.

193:6.4 (2058.3) Poco dopo la Pentecoste i gemelli ritornarono alle loro case in Galilea. Simone Zelota si isolò per qualche tempo prima di partire per andare a predicare il vangelo. Tommaso meditò per un periodo più breve e poi riprese il suo insegnamento. Natanaele dissentì sempre di più da Pietro circa la predicazione a proposito di Gesù invece di proclamare il precedente vangelo del regno. Questo disaccordo divenne così acuto verso la metà del mese seguente che Natanaele si ritirò e andò a Filadelfia a trovare Abner e Lazzaro. E dopo essere rimasto là per più di un anno, egli andò nei paesi situati oltre la Mesopotamia a predicare il vangelo come lo comprendeva lui.

193:6.5 (2058.4) Ciò lasciò soltanto sei degli originali dodici apostoli per divenire attori sulla scena della proclamazione iniziale del vangelo a Gerusalemme: Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo e Matteo.

193:6.6 (2058.5) A mezzogiorno circa gli apostoli ritornarono dai loro fratelli nella stanza al piano superiore ed annunciarono che Mattia era stato scelto come nuovo apostolo. E poi Pietro invitò tutti i credenti a mettersi in preghiera per essere preparati a ricevere il dono dello spirito che il Maestro aveva promesso di mandare.

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